Coming out Jankto, Andrea Abodi: un ministro all’antica
“Non amo le ostentazioni, ma comprendo le scelte individuali”, le parole del ministro dello sport Andrea Abodi. La scelta in questione è il coming out di qualche mese fa di Jankto
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“Non amo le ostentazioni, ma comprendo le scelte individuali”, le parole del ministro dello sport Andrea Abodi. La scelta in questione è il coming out di qualche mese fa di Jankto
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Coming out Jankto, Andrea Abodi: un ministro all’antica
“Non amo le ostentazioni, ma comprendo le scelte individuali”, le parole del ministro dello sport Andrea Abodi. La scelta in questione è il coming out di qualche mese fa di Jankto
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“Non amo le ostentazioni, ma comprendo le scelte individuali”, le parole del ministro dello sport Andrea Abodi. La scelta in questione è il coming out di qualche mese fa di Jankto
Un ministro all’antica. Forse così si potrebbe definire Andrea Abodi. “Non amo le ostentazioni, ma comprendo le scelte individuali” ha detto il ministro dello sport: la scelta in questione è il coming out di qualche mese fa del centrocampista ceco Jakub Jankto, un passato in Italia tra Ascoli, Udinese, Sampdoria e ora di ritorno, al Cagliari, dopo l’esperienza allo Sparta Praga.
Somiglia molto all’espressione, ascoltata non so quante volte: “Non sono omofobo, ho tanti amici gay”, ma forse è peggio, anzi sicuramente è peggio, perché non arriva dall’amico al bar ma da un ministro della repubblica.
Jankto è stato il primo calciatore in attività a dirsi omosessuale. Una scelta che è costata offese, minacce di morte, un flusso senza sosta di contumelie attraverso i social. Una scelta che mai il calcio aveva saputo sostenere, trincerato nel perenne luogo comune di non aver mai conosciuto omosessuali negli spogliatoi. Poi arriva Abodi e dice che non gli piacciono le ostentazioni ma che “accetta” la scelta di Jankto. Certo, forse era meglio starsene in silenzio, continuare a soffiare sull’ipocrisia. Magari davvero il movimento calcio potrebbe restare turbato dalla “scelta” di Jankto.
Dunque, il coming out è ostentazione. Così ci fa intendere Abodi. Una giustifica indiretta a decenni di silenzi, ad atleti che hanno trovato la forza di uscire dall’angolo solo a fine carriera, per non essere presi in giro sugli spalti, bullizzati, stigmatizzati. Abodi dovrebbe conoscere, da ministro dello sport ed ex pezzo grosso delle istituzioni del calcio italiano, che Justin Fashanu, l’inglese che per primo si è esposto sulla sua omosessualità a fine anni ‘80, per lo stigma collettivo decise di farla finita. Solo un esempio.
Nel frattempo infuria la polemica, le parole del ministro sono un trend topic sui social, l’opposizione schiera le sue armi migliori. E Jankto? A febbraio, quando ha fatto coming out, ha incassato diverse minacce rivolte alla sua persona, alla sua famiglia. Anche lui penserà che Abodi è un ministro all’antica?
Abodi ha poi puntualizzato su Twitter che “Ad esser corretti ho risposto dicendo: per me esistono le persone. Ho parlato di rispetto per le scelte e, aggiungo con convinzione e per correttezza, per la natura umana. Rispetto è un valore non equivocabile, da garantire. Poi, posso non condividere alcune espressioni del Pride?”
Una precisazione che non gli ha comunque risparmiato reazioni e critiche dal mondo della politica e non solo.
di Nicola Sellitti
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