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L’insindacabilità dei sogni

Si possono sindacare i sogni? Come tutti ormai saprete, secondo Elisa Di Francisca sì

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Si possono sindacare i sogni? Come tutti ormai saprete, secondo Elisa Di Francisca sì

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Si possono sindacare i sogni? Come tutti ormai saprete, secondo Elisa Di Francisca sì

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Si possono sindacare i sogni? Come tutti ormai saprete, secondo Elisa Di Francisca sì

Si possono sindacare i sogni? Come tutti ormai saprete, secondo Elisa Di Francisca sì. Sarebbe lecito arrivare a giudicare in modo molto duro e severo una ragazza di 19 anni che dichiara di aver realizzato il suo sogno – per ora, si intende! – partecipando da protagonista alle Olimpiadi e sfiorando il podio per un centesimo di secondo. Un centesimo.

Sappiamo perfettamente che la ex schermitrice azzurra, oggi “talent” della Rai (una volta erano “esperti”, poi divennero “opinionisti”, ora pare non basti più e bisogna chiamarli “talent”, anche se eventualmente sprovvisti del talento dell’empatia ancora fondamentale per piazzarsi davanti a un microfono o a una telecamera), ieri ha in qualche modo ritrattato. Sarà stata costretta o almeno spinta dalla televisione di Stato a chiedere scusa a Benedetta Pilato per le parole fuori controllo di 12 ore prima.

La sostanza non cambia, non ci interessa la polemica in quanto tale – in verità sconclusionata e alquanto fuori luogo – ci interessa riflettere su quanto le persone siano ormai disposte a farsi divorare dall’ansia di protagonismo. Perché la Di Francisca si è prodotta in quella sparata senza senso? Perché non ha accettato il suo ruolo di “talent“, appunto, ma ha voluto ergersi a protagonista e implacabile censore? Come se in pedana o in vasca ci fosse andata lei e non la Pilato. Ha confuso i pareri e le opinioni con i giudizi, persino morali, dai quali qualsiasi persona di buon senso dovrebbe sapersi tenere rigorosamente a distanza. Sempre.

Non è vero che alle Olimpiadi basti partecipare e lo stesso barone de Coubertin non l’aveva messa in questi termini, ma è certamente vero e prezioso ciò che ogni singolo atleta riesce a comunicare con la sua partecipazione ai Giochi. Senza che nessuno abbia il diritto di sindacare.

C’è chi ci va anche su una gamba sola – come scrivevamo ieri di Rafa Nadal – e pur di esserci non fa sconti tanto per cominciare a se stesso. C’è chi se ne frega il giusto, c’è chi programma la propria esistenza in base alle Olimpiadi, c’è chi deve chiudere dei conti aperti con delusioni passate, chi se la vuole semplicemente godere, chi ancora vuole passare alla storia. Per tutti e in tutti i casi possiamo dissentire o essere in sintonia, ma non ci è consentito fare i fenomeni sulla pelle e le emozioni altrui. Basta pure con questa retorica del cattivismo agonistico, che ci vien voglia di ricordare tutte le volte che la Di Francisca ha perso un assalto e nessuno le ha rinfacciato nulla.

Ci hanno pensato le quattro ragazze della spada a mettere in fila le emozioni vere e potenti. Senza costruzioni artefatte, trucchi e frasi fatte, “si deve” e “non si deve”. Puro sacrificio e pura gioia per un oro arrivato all’ultimo sospiro. Quello che ha ‘condannato’ la Pilato. Oggi a noi, domani a voi, fra quattro anni a Benedetta. Se vorrà, se riterrà di dover chiudere il personalissimo cerchio della vita e se non vorrà le vorremo bene lo stesso.

di Fulvio Giuliani

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