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Due miti, stesse culle

Cresce l’attesa per gli amanti dell’Nba: stanotte Lebron James tornerà a sfidare la dinastia dei Golden State Warriors con Steph Curry

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Due miti, stesse culle

Cresce l’attesa per gli amanti dell’Nba: stanotte Lebron James tornerà a sfidare la dinastia dei Golden State Warriors con Steph Curry

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Due miti, stesse culle

Cresce l’attesa per gli amanti dell’Nba: stanotte Lebron James tornerà a sfidare la dinastia dei Golden State Warriors con Steph Curry

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Cresce l’attesa per gli amanti dell’Nba: stanotte Lebron James tornerà a sfidare la dinastia dei Golden State Warriors con Steph Curry

All’ospedale di Akron (Ohio) l’ostetrica presente al parto di Steph Curry e Lebron James ormai sarà andata in pensione. Chissà stasera (stanotte in Italia, alle ore 4 c’è gara 1) se tiferà per Steph, che ha rivoluzionato il Gioco con i tiri a canestro da sette-otto metri obbligando alla revisione delle spaziature del basket contemporaneo, oppure per Lebron, The Chosen One (Il Prescelto), ovvero colui che è stato il Gioco negli ultimi 20 anni e che contende a Michael Jordan lo scettro del più forte di sempre.

La Nba cresce, corre verso un contratto tv da oltre 70 miliardi di dollari (in otto anni) puntando sulle nuove leve, da Doncic a Morant, Tatum e Zion Williamson, e sulle nuove rotte commerciali. Ma, almeno nelle prossime settimane, si passa ancora per loro due, Steph e Lebron, almeno nei playoff di questa fantastica edizione del torneo.

Stanotte Lebron – stavolta con i Los Angeles Lakers – torna a sfidare la dinastia dei Golden State Warriors, forse la squadra più forte che abbia mai messo piede su un parquet: quattro titoli Nba, due finali perdute, una contro Toronto nel 2018 e quella, divenuta leggendaria, contro i Cleveland Cavaliers di Lebron, nel 2016, che erano sotto 3-1 per poi vincere tre partite in fila.

Sono diversi, diversissimi. Curry è tra i migliori del Gioco partendo dal nulla. Un eterno underdog tra high school e college. Con quel fisico senza muscoli, poco sotto i 190 cm, dove mai poteva arrivare? È esploso pure tardi nella Nba, ma poi mai più si è fermato, costruendo la dinastia degli Warriors. Ha vinto titoli da protagonista, ha costretto le difese Nba a rivoluzionare gli assetti difensivi: come difendi su una specie di astro circense che segna quasi con gli occhi chiusi da distanze impossibili? Steph è l’anima tecnica degli Warriors allenati da Steve Kerr, il braccio armato di Jordan per un titolo dei Chicago Bulls negli anni ‘90, una mente superiore al servizio dello sport che ha costruito una squadra leggendaria, irripetibile. Anche più dei Bulls di Jordan. Anche se forse sono a fine ciclo, dopo otto anni di bellezza assoluta. Intanto, nell’ultima gara contro Sacramento ha segnato 50 punti.

Poi c’è James e qui la sceneggiatura è decisamente agli opposti. A quasi 39 anni domina ancora sul parquet, con un corpo e una forza mentale mai vista a questi livelli. E’ una specie di androide, un treno da 130 kg che regge una pressione psicologica esasperata ormai da 25 anni: a 14 era già un prodigio dopo essere cresciuto in un ghetto senza padre. A 16 anni le sue partite all’high school andavano in diretta sulla tv nazionale e si è trovato sulla cover di Sports Illustrated. Due anni dopo è entrato nella Nba, a Cleveland, iniziando a dominare, a far discutere, a collezionare appassionati e hater, con un controllo totale del basket e di tutto ciò che lo circonda.

Lebron ha vinto quattro titoli Nba come Steph: due ai Miami Heat, poi il gioiello a Cleveland, casa sua, proprio contro Golden State: li ha battuti quasi da solo, Leviatano contro una batteria di fenomeni: i Cavs non vincevano da oltre 50 anni, il suo ritorno a Cleveland ha prodotto un indotto da quasi 500 milioni di dollari in una città depressa, conosciuta negli States come The Mistake on the Lake.

E in età matura, King James, da re incontrastato della Lega, megafono sempre acceso sulle battaglie sui diritti civili intrapresa dalla Nba, è finito ai Lakers, che restano la franchigia più glamour e perché Lebron in versione imprenditore porta avanti qualche affare a Los Angeles. Ha vinto un titolo nella bolla che la Nba ha creato a Disneyworld, a Orlando, in piena pandemia, portando giocatori, allenatori, operatori dell’informazione rinchiusi per settimane tra campo, palestre, spogliatoi, per portare a termine la stagione. E dopo due stagioni senza i playoff, sta portando avanti i Lakers, anche se a LA non è il re e non lo sarà mai, perché arriva dopo Magic Johnson e soprattutto Kobe Bryant, con cui c’era parecchia stima reciproca e mutuo riconoscimento di grandezza. Non resta quindi che piazzarsi davanti alla tv e goderseli. Non durano in eterno, ma sono già nella Storia.

di Nicola Sellitti

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