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Enzo Ferrari e la nascita della sua scuderia automobilistica

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Un giorno del 1929 intorno a un tavolo a Bologna ci sono i fratelli Augusto e Alfredo Caniato, Mario Tadini ed… Enzo Ferrari. Un pranzo che si rivela decisivo

Enzo Ferrari

Enzo Ferrari e la nascita della sua scuderia automobilistica

Un giorno del 1929 intorno a un tavolo a Bologna ci sono i fratelli Augusto e Alfredo Caniato, Mario Tadini ed… Enzo Ferrari. Un pranzo che si rivela decisivo

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Enzo Ferrari e la nascita della sua scuderia automobilistica

Un giorno del 1929 intorno a un tavolo a Bologna ci sono i fratelli Augusto e Alfredo Caniato, Mario Tadini ed… Enzo Ferrari. Un pranzo che si rivela decisivo

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Questa è una leggenda che inizia un giorno del 1929, intorno a un tavolo in una trattoria di Bologna. Fra i commensali presenti a quel pranzo vi sono i fratelli Augusto e Alfredo Caniato (commercianti di canapa), Mario Tadini (all’epoca il miglior pilota automobilistico in circolazione) e poi l’uomo al cui nome è legato il destino di ciò che stiamo raccontando: Enzo Ferrari. Anche lui è un pilota ma, a soli 31 anni, il futuro “Drake” ha già chiaro in mente il proprio futuro.

Figlio del titolare di un’officina meccanica, cresce praticamente in mezzo ai motori. Ma, almeno inizialmente, non è quella la sua principale aspirazione. Sogna infatti di divenire cantante lirico. Ma quando, nel settembre del 1908, assiste sul circuito di Bologna alla vittoria della Coppa Florio da parte di Felice Nazzaro, si innamora del mondo delle corse. Lavora nell’azienda di famiglia, gli affari vanno bene e i Ferrari divengono uno dei nomi più in vista nella società emiliana del tempo. Poi, con lo scoppio della guerra, le cose cambiano. Enzo perde prima il padre e poi il fratello, combatte lui stesso al fronte e quando ritorna si ritrova a essere il capofamiglia. Tenta di farsi assumere alla Fiat ma non ci riesce. Allora ripiega sulle Officine Giovannoni, per le quali consegna i telai di vecchi furgoni militari lungo il Piemonte e Lombardia. Ed è proprio lungo quelle strade che matura la sua intenzione di divenire un pilota. A 21 anni Enzo Ferrari inizia a correre per la National Mechanical Constructions, poi passa all’Alfa Romeo. Arrivano i primi successi, uno dei quali assumerà un particolare valore: quello del giugno 1923 a Ravenna, davanti ai conti Baracca, genitori dell’eroe di guerra Francesco Baracca. I due, grandi tifosi di Ferrari, lo omaggiano donandogli il simbolo che campeggiava sul retro dell’aereo pilotato dal figlio: un cavallino rampante, a cui Enzo legherà a doppio filo il proprio destino.

Ma torniamo a quel pranzo di cui scrivevamo all’inizio. Perché, fra una portata e l’altra, Ferrari cerca di convincere i suoi ospiti a finanziare la nascita della sua prossima creatura: una scuderia automobilistica. Ci riesce, raccogliendo 200mila lire (circa 181mila euro, rivalutati al potere d’acquisto di oggi) e ottenendo l’appoggio di Pirelli e Alfa Romeo. Il 16 novembre 1929 – in piena Grande depressione – la favola può così avere inizio.

La costruzione del mito passa però per un evento specifico. Nel 1937 la Scuderia Ferrari costruisce l’Alfa Romeo 158 “Alfetta” (l’auto più longeva e vincente nella storia dell’automobilismo sportivo) ed Enzo si trasferisce a Milano, per assumere l’incarico di direttore della neonata Alfa Corse. La differenza di vedute con il management del Biscione (simbolo dell’azienda) porta però ben presto alla rottura del sodalizio. Da quel giorno Enzo Ferrari avrà un solo obiettivo: battere l’Alfa Romeo in pista con una sua macchina. Bisognerà aspettare il 1950, quando la Ferrari prenderà parte al suo primo Gran Premio di Formula Uno. Da quel momento in poi la scuderia di Maranello inizierà a riscrivere non soltanto la propria storia, ma quella di un intero mondo. Il tutto ingaggiando alcuni fra i piloti più forti di tutti i tempi, collezionando titoli e soprattutto diventando uno dei marchi simbolo del nostro Paese.

A distanza di 95 anni il suo viaggio prosegue, accompagnato dall’amore di milioni di tifosi e ammiratori in tutto il mondo. E probabilmente non finirà mai perché, come diceva il “Drake”, «la miglior Ferrari che sia mai stata costruita è la prossima». E noi, come tutti, l’aspettiamo.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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