Eugenio Monti e l’epopea del bob fra coraggio e generosità
Il bosco di Ronco meritava di essere conservato come parco pubblico dedicato ai valori sportivi affermati con vigore da Eugenio Monti
Eugenio Monti e l’epopea del bob fra coraggio e generosità
Il bosco di Ronco meritava di essere conservato come parco pubblico dedicato ai valori sportivi affermati con vigore da Eugenio Monti
Eugenio Monti e l’epopea del bob fra coraggio e generosità
Il bosco di Ronco meritava di essere conservato come parco pubblico dedicato ai valori sportivi affermati con vigore da Eugenio Monti
Il bosco di Ronco meritava di essere conservato come parco pubblico dedicato ai valori sportivi affermati con vigore da Eugenio Monti
Di giorno il bosco di Ronco nascondeva la pista. Nelle notti di prove e di gare le lampade al sodio rendevano la neve gialla, il ghiaccio verde pallido; persone e alberi giocavano con le gradazioni dello scuro. Incontravamo la pista senza protezioni: le tre curve del Labirinto, la Belvedere, la Bandion – dove già si raggiungeva una velocità elevata – prima dell’accelerata sul rettifilo, premessa dello spettacolo per le due tribune di legno appollaiate sopra la curva Antelao e in vista dell’altissima controcurva Cristallo. Risuonavano le lamiere e dai pattini sprizzavano scintille sul ghiaccio riparato dai tendoni durante il giorno. Figure incolori, ascoltavamo i tempi intermedi e finali dagli altoparlanti che cantavano nel bosco di Ronco le gesta di Eugenio Monti, Sergio e Gildo Siorpaes, Romano Bonagura, Sergio Zardini, Renzo Alverà.
Il bob è segnato dall’epopea del Rosso Volante, come lo chiamò Gianni Brera per il colore dei capelli e l’audacia sportiva. Non correva ancora sul bob ma sugli sci, giovanissima promessa negli anni di Zeno Colò. Due gravi incidenti lo costrinsero al ritiro e lo spinsero a cimentarsi nel bob (ma anche nelle corse automobilistiche) dove – con Alverà e Sergio Siorpaes (suo frenatore ma anche costruttore dei primi bob snodati tra i pattini anteriori e quelli posteriori) – trionfò nei Campionati italiani, nei Mondiali e alle Olimpiadi tra il 1957 e il 1968.
Seguivamo le imprese dagli altoparlanti del bosco di Ronco e da ciò che i padri riferivano dai giornali, dove qualche foto sfocata in bianco e nero ci restituiva fattezze che restavano leggendarie. Alle Olimpiadi di Innsbruck del 1964 Monti arrivò con l’oro di otto Campionati del mondo e i bronzi delle Olimpiadi di Cortina del 1956. La prima manche lo vide con Siorpaes al quinto tempo: gli inglesi Tony Nash e Robin Dixon avevano il secondo tempo dopo i canadesi. Alla fine della seconda manche erano in testa. Nash andò a complimentarsi non con il suo team, ma con Beppe Righini, direttore della squadra italiana: «Grazie a Monti siamo in testa, il suo gesto leale è la cortesia più grande ricevuta come sportivo in vita mia». Durante la prima manche l’equipaggio inglese aveva perduto uno dei bulloni e rischiava di non poter proseguire, così Monti gli aveva fornito uno dei suoi di ricambio. Alla fine del secondo giorno, dopo le ultime due manche, la somma dei tempi confermò gli inglesi al primo posto. L’oro era sfuggito ancora una volta a Monti (bronzo), che al mugugno nazionalista della stampa rispose così: «Nash non ha vinto perché gli ho dato il mio bullone. Ha vinto perché è andato più veloce». Un gesto cavalleresco che gli valse la medaglia Pierre De Coubertin, istituita in quell’occasione per celebrare lo spirito sportivo.
Afflitto dalla scomparsa del figlio e colpito da una malattia che non perdona, Monti si tolse la vita il primo dicembre del 2003 a Cortina. Alla pista di bob disegnata negli anni Venti e aggiornata definitivamente per le Olimpiadi del 1956, fu dato il suo nome nel 2004. Fu chiusa nel 2008: tramonto di uno sport e del suo eroe.
Il bosco di Ronco meritava di essere conservato come parco pubblico dedicato ai valori sportivi affermati con vigore da Eugenio Monti. I battibecchi sovranisti sulla collocazione della pista di bob per le Olimpiadi 2026 dimostrano quanto siamo lontani dai suoi ideali sportivi: coraggio e generosità.
di Milèno Vezént
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Tag: sport
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