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Fenomeno Sinner, è semifinale: batte Shelton (e il gomito)

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Fenomeno Sinner: l’azzurro batte Shelton, nonostante alcuni problemi fisici al gomito a seguito di un infortunio contro Dimitrov

Fenomeno Sinner, è semifinale: batte Shelton (e il gomito)

Fenomeno Sinner: l’azzurro batte Shelton, nonostante alcuni problemi fisici al gomito a seguito di un infortunio contro Dimitrov

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Fenomeno Sinner, è semifinale: batte Shelton (e il gomito)

Fenomeno Sinner: l’azzurro batte Shelton, nonostante alcuni problemi fisici al gomito a seguito di un infortunio contro Dimitrov

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Una prova di classe. Una prova da numero uno al mondo, capace di girare pagina dopo le ultime complesse 48 ore, tra lucidità e sofferenza, consapevolezza dei limiti imposti dalle condizioni del gomito destro infortunato contro Dimitrov e una visione nitida, aristotelica, della gara. L’esibizione di Jannik Sinner, che batte in tre set l’americano Ben Shelton e vola in semifinale – seconda volta a Londra, quarta in fila in una prova del Grand Slam (sette complessive), tanto per citare qualche numero – è una fotografia ben riuscita della forza mentale del fuoriclasse italiano, che ha offerto al pubblico londinese un saggio di visione e gestione della partita, anche se menomato nel fisico. Perché il dolore al gomito c’è stato, eccome.

E’ stato evidente soprattutto nel secondo parziale di gioco, quando Sinner ha iniziato a controllare i decibel del dritto, che secondo coach Cahill viaggiava in allenamento meno del solito per il problema all’articolazione. Mentre Shelton (numero 10 al mondo, la versione 2.0 di Andy Roddick) esibiva un tennis muscolare, sull’asse servizio-dritto ma senza uno straccio di disegno tattico, Jannik gestiva i momenti, le fasi della partita, accelerando quando serviva, proteggendosi il gomito, puntando su precisione e profondità, piuttosto che sulla potenza dei colpi.

Hanno fatto il resto a favore dell’italiano la solita capacità di alzare il livello nei frame decisivi della partita, come nel tie-break del primo set, oppure sul 5-4 nel secondo set, rispondendo al servizio di Shelton come obiettivamente solo lui e Djokovic sono capaci a fare in risposta. E anche nel terzo set Sinner si è affidato al rovescio – chirurgico – a due mani, forzando poco sul dritto, per gestire lo sforzo, lasciando sfogare la frustrazione dell’americano, smontando le sue certezze anche al servizio, andando al traguardo al terzo match point.

Di Nicola Sellitti

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