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Ferrari, la rossa buttata via

Intervista a Ivan Capelli, ex pilota della Ferrari e apprezzato commentatore tv, sulle difficoltà della Rossa in pista
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Ferrari, la rossa buttata via

Intervista a Ivan Capelli, ex pilota della Ferrari e apprezzato commentatore tv, sulle difficoltà della Rossa in pista
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Ferrari, la rossa buttata via

Intervista a Ivan Capelli, ex pilota della Ferrari e apprezzato commentatore tv, sulle difficoltà della Rossa in pista
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Intervista a Ivan Capelli, ex pilota della Ferrari e apprezzato commentatore tv, sulle difficoltà della Rossa in pista

Bandiera bianca e testa al 2024. “Cercasi Rossa disperatamente” è più un grido di dolore, piuttosto che un titolo anche scontato. Non soltanto la testa del Mondiale è lontana anni luce, ma SF-23 è attualmente la terza-quarta forza del campionato. Una crisi in apparenza senza soluzioni, al punto che il team principal Vasseur ha spostato le attenzioni sulla vettura del prossimo anno. «La crisi è innanzitutto tecnica, la Ferrari è penalizzata dal non aver risolto problemi evidenti, specie sul degrado gomme, presenti nella passata stagione. I correttivi, mentre le altre scuderie hanno lavorato agli aggiornamenti, non sono andati a buon fine» riflette Ivan Capelli, ex pilota della Rossa e apprezzato commentatore tv. «Ora si cerca di invertire la rotta ma il team principal Vasseur è arrivato quando la SF-23 era un progetto già realizzato dal team diretto da Mattia Binotto».

Dalla pista agli uffici di Maranello, la risoluzione del giallo Ferrari è ancora lontana. «Il Cavallino non ha più il peso politico di un tempo, ha perso posizioni rispetto ad altre scuderie. Si tratta di un elemento importante, perché emerge l’assenza di una visione chiara che poi si riflette sull’appeal della casa di Maranello. E sebbene possa apparire un controsenso, non aiutano neppure i dati record di vendite delle Ferrari di serie. Il marchio tira nonostante i deludenti risultati in pista e quindi se i conti tornano a bilancio magari la proprietà è meno determinata nel farli quadrare anche in pista» osserva Capelli.

Una serie di elementi si riversano pertanto a cascata sulle prestazioni in gara. Sainz e Leclerc sono apparsi parecchio tesi anche nell’ultimo Gp di Silverstone: «I problemi tecnici impongono scelte rischiose sull’assetto della vettura ma anche sulla guida dei piloti» nota Capelli. «Non c’è la serenità che potrebbe portare una figura forte in grado di dare una direzione a tutti. Per esempio, a Silverstone Leclerc è stato chiamato ai box per il cambio gomme dopo aver stampato il miglior tempo personale con quella mescola: sono errori marchiani che denotano mancanza di serenità e chiarezza. E certamente non può risolvere tutto Vasseur, che è arrivato in corsa e deve fidarsi di quanto dicono i suoi tecnici».

Secondo l’ex pilota della Ferrari, «piuttosto servirebbe un nuovo Adrian Newey, un genio che ha costruito i successi di Williams, McLaren e da un paio di anni della Red Bull, ma i tecnici così capaci sono pochi e per loro è assai complicato venire a lavorare in Italia in una scuderia con minore appeal rispetto al passato e con poche possibilità di vincere a breve termine. Insomma, per tornare competitivi ci potrebbero volere anni. Non a caso John Elkann ha spostato addirittura al 2026 l’obiettivo di un titolo piloti o costruttori». Analisi lucida e diretta, la F1 non prevede miracoli o colpi di coda. Ma si parla della Ferrari, uno dei principali simboli italiani. Si può attendere così tanto per tornare a vincere?

di Nicola Sellitti

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