Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Fuga dalla Nazionale, una cosa mai vista

|

Fuga dalla Nazionale: dopo la caduta dell’opzione Pioli, ora c’è il casting, con una totale assenza di visione

Fuga dalla Nazionale, una cosa mai vista

Fuga dalla Nazionale, una cosa mai vista

Fuga dalla Nazionale: dopo la caduta dell’opzione Pioli, ora c’è il casting, con una totale assenza di visione

|

Fuga dalla Nazionale, una cosa mai vista

Fuga dalla Nazionale: dopo la caduta dell’opzione Pioli, ora c’è il casting, con una totale assenza di visione

|

Rino Gattuso, o Daniele De Rossi. E non nomi di grande richiamo come Mourinho. Quindi, uno dei campioni del mondo del 2006, che peraltro non hanno sinora riscosso grandi successi in panchina. Di sicuro, il piglio, la personalità, l’attaccamento alla maglia di chi ha portato l’Italia in cima al mondo potrebbe servire per chiudere questa pagina incresciosa griffata dalla Figc e rilanciarsi verso la qualificazione ai Mondiali 2026.

Prima, un tecnico esonerato spedito ad allenare tra una partita e l’altra, poi il mesto saluto di Spalletti e quasi in sincrono, il rifiuto di Claudio Ranieri, senza un piano B definito. E ora, dopo la caduta dell’opzione Pioli, c’è il casting, dando la sensazione – anzi, la certezza – dell’assenza totale di visione. Si naviga a vista insomma e ci si chiede fino a quando non vi sia un’assunzione di responsabilità da chi dirige la baracca. Ossia, il presidente federale, in queste ore assai criticato dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, sulla gestione del caso Spalletti. Si dovrà attendere qualche altra ora, forse qualche giorno.

L’Italia tornerà in campo a settembre. E ci sarà un enorme lavoro, prima psicologico che tecnico, per invertire la rotta. L’eventuale assenza alla Coppa del Mondo, terza volta in fila, sarebbe un dramma sportivo.

Stamattina c’è stata la rinuncia di Claudio Ranieri. Un uomo saggio, il tecnico romano. Il suo cortese rifiuto alla panchina della Nazionale italiana – e le successive difficoltà a trovare una figura adeguata – rende bene l’idea di quale sia in questo momento lo scenario a Coverciano. Uno scenario in cui lavorare bene, produrre risultati ma anche avviare un processo di riavvicinamento al pubblico, davvero disgustato dall’ultima settimana di vita azzurra, è estremamente complesso. Mancano una serie di fattori per arrivare all’obiettivo e Ranieri, avveduto, oltre che sinceramente legato alla Roma, come è risaputo, lo sapeva bene.

Dopo la reazione successiva alla sua nomina – che ci sarebbe stata come avvenuto nelle prime partite di Spalletti nel post Mancini – si sarebbe tornati rapidamente alla gestione dello status quo. E quindi, alle convocazioni rifiutate, agli atleti che tornano al club al primo dolorino (è capitato più volte nell’era Spalletti), alle esigenze dei club che vengono prima di quella azzurra. La tutela del proprio orticello, come se la Nazionale fosse un ostacolo, piuttosto che una vetrina straordinaria per gli stessi calciatori e per i club che ne detengono il cartellino.

Yamal che fa doppietta alla Francia acquisisce più valore per il Barcellona? E senza scomodare un fenomeno, cresce la valutazione del norvegese Sorloth, a segno contro l’Italia? Ranieri sapeva bene anche che per colmare la distanza tra le priorità della maglia azzurra e quella dei club sarebbe servita una figura di spessore con un filo diretto con i dirigenti delle società. E questo perché il presidente federale Gravina è un politico, non un conoscitore di calcio. Monitoraggio, gestione dei rapporti, ma anche espressione immediata di un cambio di passo: la Nazionale italiana non viene dopo i club, non è la ruota di scorta.

In Nazionale si va affamati. Avviene nelle altre nazionali, in quelle più forti dell’Italia e in quelle che valgono meno degli azzurri, mettendoci dentro però anima e garra. Con questo pacchetto di elementi, l’Italia potrebbe riprendere quota, tornando a un livello decente, a un atteggiamento decente, in campo e fuori. Ranieri lo sapeva e lo sa anche chi sarà il prossimo ct, sia esso Gattuso, De Rossi o Fabio Cannavaro. Insomma, non basterà la grinta a Coverciano: la risalita dell’Italia sarà determinata dalla collaborazione di calciatori, allenatori, dirigenti e club. Sennò, non ne se esce. Ecco perché quello che era il lavoro dei sogni, allenare l’Italia, è ora una patata bollente.

Di Nicola Sellitti

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

12 Giugno 2025
Sedotta e abbandonata da Claudio Ranieri, la Nazionale è rimasta nel limbo. Guidata da vertici ond…
11 Giugno 2025
Tragico incidente in Polonia. Durante il test pre-gara del Rally il 21enne Matteo Doretto, campion…
10 Giugno 2025
Nello sport, come in numerosi altri ambiti, esistono come minimo due versioni dell’Italia. Destina…
10 Giugno 2025
Dopo giorni di intense trattative e dialoghi che si sono aggiunti a proteste, detti/non detti e ri…

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI