
Il Marocco tocca l’estasi Mondiale
L’impresa del Marocco porta sulle spalle tutto l’“altro mondo” del calcio, non solo l’Africa: chiunque non si riconosca nelle superpotenze di sempre e sogni di assistere a qualcosa di mai visto
| Sport
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L’impresa del Marocco porta sulle spalle tutto l’“altro mondo” del calcio, non solo l’Africa: chiunque non si riconosca nelle superpotenze di sempre e sogni di assistere a qualcosa di mai visto
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Il Marocco tocca l’estasi Mondiale
L’impresa del Marocco porta sulle spalle tutto l’“altro mondo” del calcio, non solo l’Africa: chiunque non si riconosca nelle superpotenze di sempre e sogni di assistere a qualcosa di mai visto
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L’impresa del Marocco porta sulle spalle tutto l’“altro mondo” del calcio, non solo l’Africa: chiunque non si riconosca nelle superpotenze di sempre e sogni di assistere a qualcosa di mai visto
Come si fa a dire che era solo una partita di calcio, quando un intero Paese finisce in lacrime al goal decisivo dagli 11 metri della stella Hakimi e alle parate del fenomenale portiere Bounou.
Sia chiaro, tutto tranne che dei carneadi del pallone: parliamo di una stella di prima grandezza del Paris Saint-Germain e del miglior portiere del campionato spagnolo, ma i Mondiali sono i Mondiali. I 30 giorni che possono consegnarti all’immortalità calcistica e, nel caso del Marocco, forse a qualcosa in più. Perché i quarti di finale conquistati contro la Spagna non sono solo il miglior risultato di sempre della Nazionale maghrebina in un Mondiale ma anche l’unica sorpresa fra le magnifiche otto di Qatar 2022. Il Marocco da questa sera ha sulle spalle tutto l’“altro mondo” del calcio, non solo l’Africa: chiunque non si riconosca nelle superpotenze di sempre e sogni di assistere a qualcosa di mai visto.
Come si fa a definire ancora i rigori una lotteria? Si possono tirare in tanti modi ma sostanzialmente bene o male; se hai un portiere in stato di grazia la lotteria non c’entra proprio nulla. Restano nella memoria le lacrime di gioia senza freni di Bounou e quelle trattenute negli occhi del ct spagnolo Louis Enrique, un uomo che ha sperimentato ben altre sofferenze per perdere il controllo dagli 11 metri.
Il calcio ai Mondiali resta incredibilmente la cosa più vicina alle emozioni pure e assolute di un pomeriggio su un qualsiasi campetto, ovunque nel mondo.
Di Diego de la Vega
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