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Il Napoli gioca un altro calcio

Verso il Mondiale, parla Ottavio Bianchi: “Per ora il Napoli ha davvero praticato un altro sport. È anche difficile da commentare la differenza tra i campani e le altre big del campionato. Sono andati a una marcia superiore”
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Il Napoli gioca un altro calcio

Verso il Mondiale, parla Ottavio Bianchi: “Per ora il Napoli ha davvero praticato un altro sport. È anche difficile da commentare la differenza tra i campani e le altre big del campionato. Sono andati a una marcia superiore”
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Verso il Mondiale, parla Ottavio Bianchi: “Per ora il Napoli ha davvero praticato un altro sport. È anche difficile da commentare la differenza tra i campani e le altre big del campionato. Sono andati a una marcia superiore”
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Verso il Mondiale, parla Ottavio Bianchi: “Per ora il Napoli ha davvero praticato un altro sport. È anche difficile da commentare la differenza tra i campani e le altre big del campionato. Sono andati a una marcia superiore”
La Grande Bellezza del Napoli di Luciano Spalletti e le insidie di una sosta anomala per dare spazio a un’edizione invernale dei Mondiali, il punto più basso del calcio che si è perso nelle insidie degli interessi economici. Ottavio Bianchi è il tecnico del primo scudetto vinto dai partenopei, 35 anni fa. Ha allenato anche l’Inter e giocato nel Milan. Gentilezza declinata da sempre senza filtri, la sua analisi sulla prima fetta di campionato – che ieri è andato in letargo per 50 giorni – è disarmante: «Leggo e ascolto in queste ore dell’ipotetico ritorno della Juventus, del Milan che vince spesso negli ultimi minuti e dell’Inter che ha ripreso fiato, ma in tutta onestà non so di quale campionato si stia parlando. Per ora il Napoli ha davvero praticato un altro sport. È anche difficile da commentare la differenza tra i campani e le altre big del campionato. Sono andati a una marcia superiore. Ritmo, qualità, le inseguitrici battute a domicilio; soprattutto mi ha colpito un’unità d’intenti invidiabile» ci dice Bianchi. «Non ho sinora notato un solo segno di scarsa armonia tra Spalletti e i suoi calciatori. Sono scesi in campo praticamente tutti, con un rendimento straordinario anche in Champions League contro Liverpool, Ajax e Rangers. Il Napoli vince sempre e convince sempre. Non credo sia riscontrabile una tale differenza tra la prima in classifica e chi segue in almeno i primi cinque campionati nazionali in Europa. Neppure il Psg, il Bayern Monaco (che in Germania è abituato a dominare) o il Real Madrid hanno fornito questo tipo di sensazione. È un qualcosa di nuovo per il campionato italiano. La Juventus dei nove scudetti non ha mai giocato e convinto in questo modo». L’ex allenatore del Napoli di Diego Armando Maradona è impressionato dalla forza di Osimhen e compagni: «Trovo anche poco rispettoso parlare dei singoli, è la convinzione di tutto il gruppo a lasciare senza parole. Pratica una ferocia coniugata alla bellezza che in un certo senso obbliga anche me, un disilluso del calcio, a guardare le partite del Napoli» ammette, attribuendo meriti anche alla gestione di Aurelio De Laurentiis, «che ha saputo ripartire con metodo e idee dopo l’addio di diversi senatori». Poi c’è la città, che Bianchi ha conosciuto tra estasi e cadute dolorose «ma che ha imparato, come mi viene raccontato, a tenere i piedi per terra». Dalla risalita delle milanesi e della Juve sembra al momento poco impressionato: «Il loro livello di gioco e di risultati sinora è stato medio-basso, anche la Juve che vince partite in serie non mi sembra francamente in grado di rientrare. Sarei sorpreso del contrario». Incombe però l’incognita dei Mondiali in Qatar, al via tra sei giorni. «Un’edizione in pieno inverno, una follia che allontana chi ama il calcio» sospira Bianchi. «I calciatori sono ora chiamati a una diversa preparazione, peraltro in un contesto climatico molto particolare. E poi ci sarà l’usura degli atleti che arriveranno in fondo alla competizione. Non è più calcio, è solo business. Sono ipocrite le lamentele un attimo prima del via al torneo, ma il calcio ora va così. A me comunque interessa poco, la tv resterà spenta». Di Nicola Sellitti

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