Il portiere che reinventò il suo mestiere
Claudio Garella ‘Garellik’ era un’eccezione nell’eccezione in quella galassia di tipi strani e poco omologabili quali sono i portieri. Se n’è andato troppo presto ma nessuno potrà dimenticarlo.
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Il portiere che reinventò il suo mestiere
Claudio Garella ‘Garellik’ era un’eccezione nell’eccezione in quella galassia di tipi strani e poco omologabili quali sono i portieri. Se n’è andato troppo presto ma nessuno potrà dimenticarlo.
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Il portiere che reinventò il suo mestiere
Claudio Garella ‘Garellik’ era un’eccezione nell’eccezione in quella galassia di tipi strani e poco omologabili quali sono i portieri. Se n’è andato troppo presto ma nessuno potrà dimenticarlo.
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Claudio Garella ‘Garellik’ era un’eccezione nell’eccezione in quella galassia di tipi strani e poco omologabili quali sono i portieri. Se n’è andato troppo presto ma nessuno potrà dimenticarlo.
I portieri sono spesso tipi strani, caratteri originali e poco omologabili, prestati allo sport più popolare del mondo. Gente che fra rudi pedatori ha poca dimestichezza con i piedi (o almeno l’aveva, considerata l’evoluzione a cui i nuovi regolamenti e la tattica hanno condannato gli estremi difensori). Un tempo i portieri realmente capaci di giocare la palla come i loro compagni erano pure eccezioni, svirgolate alla purezza tecnica del ruolo.
Claudio Garella era un’eccezione nell’eccezione perché con la palla in realtà non sapeva molto cosa farci, ma di sicuro sapeva respingerla con straordinaria efficacia con piedi, tibie, ginocchia, tacchi e altre parti assortite di un corpo non esattamente modellato sui canoni della bellezza greca.
Garellik – questo il suo affettuoso soprannome, che lo accostava alla galassia dei personaggi Disney – grazie a questo curioso mix di sgraziata bellezza era un portiere fenomenale. E un personaggio a cui appassionati e ragazzi degli anni Ottanta erano molto legati, proprio per la sua umanissima e alternativa capacità di interpretare il ruolo. Se n’è andato troppo presto, ad appena 67 anni, con l’amarezza dichiarata di essere stato dimenticato dal suo mondo.
Non sapremmo esprimerci su questo rammarico, possiamo però testimoniare quanto nessun appassionato e tifoso di quegli anni – non solo dello storico Verona campione d’Italia e del leggendario Napoli del primo scudetto – lo abbia mai dimenticato.
Lasciateci immaginare, ora e da qualche parte, le sue ‘garellate’ con Diego.
di Diego De La Vega
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