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Il portiere ungherese Péter Gulácsi, una voce nel silenzio dell’Ungheria di Viktor Orban

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Le parole di Péter Gulácsi, uno dei portieri dell’Ungheria allenata da Marco Rossi, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo

Péter Gulácsi

Il portiere ungherese Péter Gulácsi, una voce nel silenzio dell’Ungheria di Viktor Orban

Le parole di Péter Gulácsi, uno dei portieri dell’Ungheria allenata da Marco Rossi, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo

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Il portiere ungherese Péter Gulácsi, una voce nel silenzio dell’Ungheria di Viktor Orban

Le parole di Péter Gulácsi, uno dei portieri dell’Ungheria allenata da Marco Rossi, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo

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Mentre lancia il semestre europeo a guida ungherese riprendendo il claim lanciato anni fa da Donald Trump negli Stati Uniti – da Make America Great Again a Make Europe Great Again – e lancia l’endorsement al premier olandese Rutte alla Nato, Viktor Orbán si è trovato un coraggioso oppositore nella nazionale di calcio presente a Euro 2024. È Péter Gulácsi, uno dei portieri dell’Ungheria allenata da Marco Rossi, che in un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo nei giorni scorsi ha insistito sul diritto degli atleti di decidere se e come impegnarsi nelle questioni sociali, sollecitando alla tolleranza, all’inclusione, rilanciando il tema delle nozze omosessuali, spingendo alla costruzione dell’identità dell’Europa, al momento indefinita. Una voce nel silenzio dell’Ungheria di Orbán. Un segnale lanciato anche a Euro 2024: non c’è solo la voce di Mbappé, di Thuram o di altri francesi. Il calcio sa impegnarsi per le lotte civili e sociali. Ha una sua idea del mondo. 

Tre anni fa il portiere magiaro ha pubblicato un post sui suoi social parlando di amore e tolleranza: era una risposta diretta alla legge voluta da Orbán che vietava espressamente contenuti sull’omosessualità nelle scuole, diventando una sorta di portavoce per i diritti lgbt in Ungheria con il suo sostegno ai matrimoni omosessuali, ricevendo parecchie critiche per la sua posizione. Ora il portiere è tornato a esprimere le sue posizioni e non è l’ultimo dei temi sul tavolo per Orbán, il cui progetto di omogeneità etnica in contrapposizione al multiculturalismo – concetto più volte espresso negli anni – in realtà è contraddetto dalla stessa nazionale ungherese, in cui ci sono parecchi calciatori che sono cresciuti e si sono formati all’estero. Il mandato è arrivato proprio dal governo per far crescere il rendimento dell’Ungheria: la federazione magiara è andata alla ricerca di atleti naturalizzati ungheresi, Willi Orban (solo un caso di omonimia) è nato in Germania, poi Styles e Nego, due titolari dell’Ungheria, sono nati in Inghilterra e Francia e nello spogliatoio della nazionale si parla in inglese. Inoltre hanno giocato con la casacca della nazionale anche calciatori nati in Brasile, Nigeria, Sudafrica.

di Nicola Sellitti

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