Il Var va difeso
Il Var va difeso
Il Var va difeso
Il Var lo abbiamo aspettato almeno trent’anni e in poche stagioni ha quasi cancellato – sottolineiamo il quasi – quella quota di inevitabili errori umani facilmente interpretabile con malizia o direttamente con teorie del sospetto e del complotto. La palla entrata o non entrata in rete, il giocatore in gioco o in fuorigioco: tutti dati oggettivi che per decenni hanno accompagnato clamorose ingiustizie sportive. Errori sanguinosi che hanno deciso il destino di intere carriere e scritto storie che forse non avrebbero mai dovuto vedere la luce. Non c’è nulla di poetico nella furbizia truffaldina dell’attaccante addestrato sin dalla tenera età al tuffo coreografico in area di rigore.
Quanto a Diego Armando Maradona, lasciamolo in pace almeno noi. E lo scrive chi ha scelto di firmare con quel nome per amore e immortale nostalgia degli anni del Diez a Napoli. La Mano de Dios di Messico ‘86 è un unicum legato al suo tempo, alle Malvinas (Falkland), a un uomo impossibile da imbrigliare in qualsiasi schema analogico o digitale. Quanto a noi semplici appassionati, abbiano scoperto – insieme ai nostri idoli in magliette e mutandoni – quanto possa essere bello esultare due volte per un goal, quando la palla entra in rete e quando il Var dice sì. Due orgasmi collettivi al prezzo di uno, dovresti apprezzare Massimiliano.
di Diego de la VegaLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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