Indignarsi non basta, espelliamo gli incivili
Kalidou Koulibaly e gli scimmioni scimuniti che insultano. Non è il primo episodio di razzismo durante una partita di calcio; il difensore del Napoli ha chiesto alla Lega Calcio e alle società di agire identificando e bandendo coloro che insultano.
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Indignarsi non basta, espelliamo gli incivili
Kalidou Koulibaly e gli scimmioni scimuniti che insultano. Non è il primo episodio di razzismo durante una partita di calcio; il difensore del Napoli ha chiesto alla Lega Calcio e alle società di agire identificando e bandendo coloro che insultano.
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Indignarsi non basta, espelliamo gli incivili
Kalidou Koulibaly e gli scimmioni scimuniti che insultano. Non è il primo episodio di razzismo durante una partita di calcio; il difensore del Napoli ha chiesto alla Lega Calcio e alle società di agire identificando e bandendo coloro che insultano.
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Kalidou Koulibaly e gli scimmioni scimuniti che insultano. Non è il primo episodio di razzismo durante una partita di calcio; il difensore del Napoli ha chiesto alla Lega Calcio e alle società di agire identificando e bandendo coloro che insultano.
Kalidou Koulibaly è uno dei tre centrali più forti al mondo, prototipo del difensore moderno: potente, veloce, dall’ottima visione di gioco, tutt’altro che disprezzabile tecnicamente e soprattutto in costante evoluzione e miglioramento. Un giocatore dominante, in termini fisici e di carisma, la cui presenza in campo pesa in modo evidente, su compagni e avversari. È entrato subito in sintonia con Napoli, che lo ha adottato come uno dei giocatori-simbolo di una lunga stagione felice, a cui è mancato solo lo scudetto. Per ora.
Kalidou viene dal Senegal e della sua terra natia porta stampato in volto un sorriso disarmante e bellissimo, una naturale empatia con chi (magari non sempre a ragione, ma questo è tutto un altro discorso) si sente ai margini del mondo che conta. In riva al golfo, uno così è un eroe naturale e non deve neppure sforzarsi di assumere atteggiamenti particolari, per esaltare e coinvolgere una città intera.
Questo è l’uomo a cui è stato urlato «Scimmia di merda!» domenica sera, allo stadio “Artemio Franchi” di Firenze. È successo lì, ma poteva succedere – purtroppo – in tanti, troppi stadi di questo Paese, che continua a perdere tempo in chiacchiere e ‘filosofia’ sulle manifestazioni più becere di razzismo, invece di agire.
A differenza di tanti suoi colleghi che preferiscono far finta di non sentire, per non dare soddisfazione, non alimentare scontri potenzialmente pericolosi e qualche volta anche per quieto vivere, Kalidou è esploso. Puntando il dito verso la tribuna da cui erano piovute quelle offese insopportabili, ha sfidato apertamente l’imbecille di turno a farsi avanti e a ripetergli in faccia le offese. Fatica ovviamente inutile, per la codardia di professione dei soggetti in questione, ma l’appello più interessante del vice capitano azzurro è arrivato a fine partita.
Via Instagram ha chiesto ‘ufficialmente’ alla Lega Calcio e alle società di fare l’unica cosa che va fatta e subito: identificare e bandire. In tribuna, ormai, ci sono quasi più telecamere di sicurezza che spettatori, pertanto l’incivile può e deve essere individuato ed espulso per sempre dallo stadio in cui si sia lasciato andare a comportamenti intollerabili. Senza se e senza ma.
Ancora una volta è la soluzione ‘all’inglese’, con la quale non si pretende di risolvere il problema alla radice o di estirparlo dalla nostra società, ma si identifica e punisce il colpevole, tenendolo lontano da luoghi che non meritano di essere inquinati dall’ignoranza e dalla stupidità. Non è una scorciatoia, è un modo per agire chirurgicamente sull’imbecillità e anche per difendere il livello tecnico del nostro campionato.
Uno come KK, la sigla con cui viene affettuosamente chiamato a Napoli, potrebbe semplicemente stufarsi di farsi dare della ‘scimmia’, scegliendo di andare a giocare lì dove si ha una superiore capacità di tutela della dignità della persona. A un umanissimo sfogo di un ragazzo perbene si deve saper rispondere con rettitudine morale e anche per tutelare i nostri interessi. Perché le bestialità si pagano.
di Diego de la Vega
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