Intervista a Elisa Di Francisca, una vita all’assalto della paura
Ha da poco annunciato il ritiro dalla scherma dopo averne segnato la storia. Ma prima di diventare la campionessa che tutti conoscono, Elisa Di Francisca ha dovuto combattere un amore possessivo, intriso di gelosia, usando la maschera per guardarsi dentro e vivere la propria vita da protagonista, come ci racconta in questa intervista.
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Intervista a Elisa Di Francisca, una vita all’assalto della paura
Ha da poco annunciato il ritiro dalla scherma dopo averne segnato la storia. Ma prima di diventare la campionessa che tutti conoscono, Elisa Di Francisca ha dovuto combattere un amore possessivo, intriso di gelosia, usando la maschera per guardarsi dentro e vivere la propria vita da protagonista, come ci racconta in questa intervista.
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Ha da poco annunciato il ritiro dalla scherma dopo averne segnato la storia. Ma prima di diventare la campionessa che tutti conoscono, Elisa Di Francisca ha dovuto combattere un amore possessivo, intriso di gelosia, usando la maschera per guardarsi dentro e vivere la propria vita da protagonista, come ci racconta in questa intervista.
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Ha da poco annunciato il ritiro dalla scherma dopo averne segnato la storia. Ma prima di diventare la campionessa che tutti conoscono, Elisa Di Francisca ha dovuto combattere un amore possessivo, intriso di gelosia, usando la maschera per guardarsi dentro e vivere la propria vita da protagonista, come ci racconta in questa intervista.
Intensa. Se ci chiedessero di descrivere con una parola la personalità, il percorso umano e la carriera di Elisa Di Francisca, non potremmo usare altro termine. Dalla sua Jesi è cresciuta e ha lottato fuori e in pista, salendo nell’olimpo delle schermiste italiane specializzate nel fioretto. Impressa nella storia con il doppio oro a Londra 2012 (uno individuale, l’altro di squadra) seguito dall’argento individuale a Rio de Janeiro nel 2016: picchi di un palmarés che conta anche le due Coppe del Mondo vinte nel 2011 e nel 2015 e i sette titoli da campionessa mondiale. Per citare solo una parte dei suoi trionfi.
L’atleta classe 1982 ha da poco annunciato il suo ritiro dalla scena e ha già racchiuso il suo percorso, non solo professionale, nel libro “Giù la maschera. Confessioni di una campionessa imperfetta” (Solferino), raccontandosi senza segreti né filtri alla collega Gaia Piccardi del “Corriere della Sera”. Lei che la maschera ha sempre preferito tenerla in pista, mai fuori, dove ha parlato chiaramente a tutti, anche a costo di qualche screzio, come spiega nel libro.
Ma quanto è stata importante quella maschera in pista per la sua vita? «A 18 anni ero spaesata, non sapevo se la mia attrazione per la scherma fosse autentica o se fosse solo frutto della volontà dei miei genitori, soprattutto di mio padre» ci racconta. «In quel periodo buio della mia vita ho avuto una relazione violenta con un ragazzo molto geloso, possessivo. Pensavo di poterlo cambiare, che quello fosse vero amore, ma non era così».
È stata da quella profonda caduta che – dopo gli attacchi, la paura, il buio più cupo – Elisa ha di giorno in giorno risalito la china, sempre sincera davanti a sé stessa. «Avevo frainteso il senso dell’amore perché non mi amavo» ammette. «Quando ho imparato ad amarmi, anche grazie a un percorso di analisi e alle persone che mi vogliono bene, è cambiato tutto. Da lì ho usato la maschera come specchio per guardarmi dentro, la scherma come modo per combattere i mostri che avevo dentro di me». Tra un assalto fallito e uno riuscito, cercando di essere ogni giorno migliore di quello precedente: «Sono più contenta delle vittorie dopo le sconfitte che di tutte le altre vittorie. Se vissuta bene, la sconfitta aiuta a vivere e a superare un momento di crisi, di fatica. Soprattutto ad accettare la propria imperfezione».
Una consapevolezza e una forza che le permettono di stare bene anche con gli altri e di andare oltre gli screzi passati. Proprio nei giorni scorsi l’eroina di Tokyo 2012 ha invitato le sue illustre ex colleghe Valentina Vezzali, Arianna Errigo e Giovanna Trillini a mangiare insieme una pizza, per farsi anche una risata sui contrasti avuti in carriera. Perché «la vita è troppo importante e merita di essere vissuta con intensità, sia nei momenti tristi che in quelli felici» conclude sorridendo.
Di Giovanni Palmisano
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