Israele 1-2 Italia, due su due degli azzurri in Nations League
Il “purosangue”, per usare il linguaggio di Luciano Spalletti, non c’è, ma ci pensa di nuovo Frattesi e poi raddoppia Kean
Israele 1-2 Italia, due su due degli azzurri in Nations League
Il “purosangue”, per usare il linguaggio di Luciano Spalletti, non c’è, ma ci pensa di nuovo Frattesi e poi raddoppia Kean
Israele 1-2 Italia, due su due degli azzurri in Nations League
Il “purosangue”, per usare il linguaggio di Luciano Spalletti, non c’è, ma ci pensa di nuovo Frattesi e poi raddoppia Kean
Il “purosangue”, per usare il linguaggio di Luciano Spalletti, non c’è, ma ci pensa di nuovo Frattesi e poi raddoppia Kean
Il “purosangue”, per usare il linguaggio di Luciano Spalletti, non c’è, ma ci pensa di nuovo Frattesi e poi raddoppia Kean. Così con una prestazione distante dai luccichii del successo a Parigi ma in ogni caso seria e concreta, la nazionale italiana vince a Budapest contro Israele (1-2) nel secondo match di Nations League. Due su due in pochi giorni, il modo migliore per tornare a galla dopo l’incubo vissuto a Euro 2024. Servivano, eccome.
Si è giocato in Ungheria, l’Uefa ha infatti vietato alla federazione israeliana di giocare le partite interne ad Haifa e Tel Aviv per ragioni di sicurezza. E quindi la scelta è andata su Budapest, dove c’è un’ampia comunità ebraica. Si è anche sfiorato il caso diplomatico, perché una fetta della tifoseria italiana si è voltata durante l’esecuzione dell’inno israeliano. Tornando al calcio, la gara in terra magiara ha mostrato nuovamente che il purosangue tra gli azzurri non c’è, non si vede il crack che salta l’uomo e che decide le partite. Spalletti ha ragione, quindi, la chiave è puntare sul collettivo. Attaccare assieme, pressare assieme, se serve anche difendersi bassi assieme. Il discorso tecnico ed emotivo del ct pare aver attecchito, il nuovo corso è partito da nuovi innesti nella mediana, ossia da Ricci e Tonali (in attesa del ritorno di Barella) e dalla solidità del blocco Inter (Bastoni–Di Marco–Frattesi) anche se ovviamente serve inserire altra qualità dalla trequarti in poi, se dovesse saltar fuori da qualche parte, per alzare il livello e risalire posizioni. C’è anche qualche interessante alternativa con gamba e fisico come Udogie, Cambiaso e Brescianini che sembrano adatti alle esigenze imposte dal calcio europeo. Intanto, si prende spesso gol, si segna ancora poco e Frattesi non può certo essere l’opzione A per andare a rete. Kean aveva deluso sino al gol (timbro in azzurro a tre anni dall’ultima volta) e Raspadori si conferma volenteroso ma incostante, sebbene entrambi siano stati sempre connessi con la partita. Ma tutti gli azzurri sono stati precisi, attenti, mai superficiali. È una buona base di partenza per un corso soprattutto dignitoso, aperto ai giovani e a chi ha voglia di sudare in azzurro, perché di figuracce se ne sono viste abbastanza. L’orizzonte è qualificarsi ai Mondiali 2026: le due mancate qualificazioni in fila hanno corroso l’autostima del calcio italiano. Spalletti, passata la burrasca degli Europei, ha ora tempo per incidere, fare scelte ed elevare il livello dei suoi calciatori, come quasi sempre gli è riuscito in carriera.
di Nicola Sellitti
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