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Italia, buona anche la seconda: 2-0 all’Ecuador

Tirando le somme, dopo il Venezuela siamo a due vittorie. Anche se amichevoli, vincere aiuta a vincere e in questo caso a costruire un’identità vincente

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Italia, buona anche la seconda: 2-0 all’Ecuador

Tirando le somme, dopo il Venezuela siamo a due vittorie. Anche se amichevoli, vincere aiuta a vincere e in questo caso a costruire un’identità vincente

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Italia, buona anche la seconda: 2-0 all’Ecuador

Tirando le somme, dopo il Venezuela siamo a due vittorie. Anche se amichevoli, vincere aiuta a vincere e in questo caso a costruire un’identità vincente

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Tirando le somme, dopo il Venezuela siamo a due vittorie. Anche se amichevoli, vincere aiuta a vincere e in questo caso a costruire un’identità vincente

Dopo il Venezuela, anche l’Ecuador. La nazionale di Spalletti vince (0-2) davanti a una cospicua presenza di italiani a Harrison (New Jersey) contro la Tricolor, un test decisamente più impegnativo rispetto ai venezuelani per qualità, forza offensiva e garra, mostrata fin troppa in una partita che arriva a pochi giorni dallo sprint finale che decide campionati e coppe. Le amichevoli sono finite per Luciano Spalletti. La sua Italia è una squadra, anzi sta diventando squadra e lo si è visto nella prima frazione di gioco, a ritmi alti, con discreta qualità e intensiva, poggiata su alcune certezze come Barella (meraviglioso il tocco sotto per il raddoppio azzurro) e Jorginho, che è il venerabile maestro attorno a cui il ct sta edificando il suo percorso tecnico. Ma gli azzurri hanno tenuto botta anche nella ripresa quando l’Ecuador – che a giugno sarà impegnato in Coppa America – ha alzato i giri del motore, pressando nella nostra metà campo e mostrando tra l’altro alcuni ragazzini di qualità alta. Si è ripartito poco, si è sofferto, sino al raddoppio di Barella.

Tirando le somme, sono due vittorie. E pure se sono amichevoli, vincere aiuta a vincere, in questo caso a costruire un’identità vincente. Ora, anzi tra qualche settimana, arriva il momento di compilare la lista dei 23 per gli Europei. Ha ragione Spalletti: l’Italia è squadra, si vedono miglioramenti ma c’è la necessità di alzare il livello di gioco, qualità e anche dei singoli: Croazia e Spagna, che sono nel girone azzurro, per ora sono un gradino avanti. E se con un mese di lavoro un allenatore come Spalletti può incidere e costruire un giocattolo quasi perfetto, servono anche i pezzi del giocattolo. Alcune certezze ci sono: Donnarumma, Bastoni, Barella, Jorginho, Retegui sono gli assi portanti della spedizione in Germania. Ma c’è da districare la matassa in avanti: Retegui a parte (doppietta al Venezuela, è uno che segna con continuità), ci sono ancora troppi enigmi: Zaniolo è anche piaciuto come punta, ma segna poco. Ancora meno Jack Raspadori, che gioca per la squadra ma vede pochissimo la porta. Nel frattempo Chiesa si è perso, Scamacca va a fasi e altro materiale umano non si vede. Non si prescinde dai gol, per sognare un Europeo da protagonisti.

Di Nicola Sellitti

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