Juventus penalizzata e l’insostenibilità del calcio
Juventus penalizzata di 15 punti: entro un mese avremo l’ultimo grado di giudizio. Di sicuro, c’è la palese insostenibilità del sistema calcio nel suo complesso
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Juventus penalizzata di 15 punti: entro un mese avremo l’ultimo grado di giudizio. Di sicuro, c’è la palese insostenibilità del sistema calcio nel suo complesso
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Juventus penalizzata di 15 punti: entro un mese avremo l’ultimo grado di giudizio. Di sicuro, c’è la palese insostenibilità del sistema calcio nel suo complesso
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Juventus penalizzata di 15 punti: entro un mese avremo l’ultimo grado di giudizio. Di sicuro, c’è la palese insostenibilità del sistema calcio nel suo complesso
Punto primo: la posizione, la reazione, financo la “postura“ social dei tifosi della Juventus è totalmente comprensibile alla luce della stangata sportiva subita nel processo davanti alla Corte d’Appello federale.
Comprendere non significa condividere o appoggiare acriticamente la tesi difensiva. Appoggiare l’idea, che si è subito fatta strada diventando predominante fra i sostenitori della squadra più blasonata e seguita d’Italia, della palese ingiustizia ai danni della società bianconera.
Significa comprendere che il calcio smuove passioni potenti e pertanto è quanto mai necessario il massimo equilibrio.
Punto secondo: non conosciamo nel dettaglio le “carte”, le prove, le circostanze che hanno portato a una sentenza così severa, con l’aggiunta di sei punti di penalizzazione ai nove chiesti dalla Procura federale. Dall’accusa.
Non è nostro costume commentare le sentenze, tantomeno quando non si è ancora all’ultimo grado di giudizio e nulla cambia che si tratti di giustizia ordinaria o sportiva.
Quello che abbiamo sempre sostenuto, dichiarato, scritto – piuttosto – è la palese insostenibilità del sistema calcio nel suo complesso.
Non da ieri e neppure dall’altro ieri, ma da anni, in un circolo vizioso finanziariamente inconcepibile. Una giostra impazzita, che ha fatto di tante, troppe società calcistiche una parodia di organismi economicamente sostenibili. Questo va da sempre oltre le condanne e le assoluzioni di ieri.
Se la Juventus abbia fatto ricorso o meno a una serie di escamotage non consentiti da leggi e regolamenti non lo sappiamo, al momento c’è una sentenza a stabilirlo ed entro un mese avremo l’ultimo grado di giudizio, la parola definitiva della giustizia sportiva. Assimilabile alle sentenze della Corte di Cassazione: la pena di ieri potrà essere confermata o cancellata. Stop. Verrà sancito se l’ipotesi accusatoria sia corretta oppure no.
Quale che sia il destino della Juventus – senza dimenticare che fra poche settimane partirà il processo penale a carico degli ex dirigenti bianconeri – il calcio non potrà dirsi assolto. Non è serio tirare un sospiro di sollievo osservando il ciclone che si è abbattuto sulla squadra più amata e odiata d’Italia. Figurarsi goderne.
Il sistema fa acqua da tutte le parti, anche se questo non ha nulla a che vedere con la semplicistica affermazione assolutoria “tutti colpevoli, nessun colpevole“.
Se c’è una responsabilità per la quale non è necessario attendere l’ultimo grado della giustizia sportiva è nel maldestro tentativo di tirarsi fuori dalle secche finanziere con il frettoloso e per certi aspetti farsesco ‘affaire’ della Superlega. Un giochino per pochi, pensato come ciambella di salvataggio per un naufrago che non aveva più la forza di tenersi a galla.
Molto più del semplice disastro di immagine, subito evidente quando un pugno di club super titolati e super indebitati decise di varare in una notte tragicomica la più eterea ed effimera rivoluzione del pallone.
Di Fulvio Giuliani
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