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L’Italia saluta (male) Spalletti. Azzurri mediocri, vittoria brutta e stentata

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Si doveva vincere per raccogliere i primi punti nel girone dei Mondiali e per chiudere gli ultimi tre – irreali – giorni. Alla fine l’Italia ha vinto contro la modestissima Moldova… Soffrendo

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L’Italia saluta (male) Spalletti. Azzurri mediocri, vittoria brutta e stentata

Si doveva vincere per raccogliere i primi punti nel girone dei Mondiali e per chiudere gli ultimi tre – irreali – giorni. Alla fine l’Italia ha vinto contro la modestissima Moldova… Soffrendo

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L’Italia saluta (male) Spalletti. Azzurri mediocri, vittoria brutta e stentata

Si doveva vincere per raccogliere i primi punti nel girone dei Mondiali e per chiudere gli ultimi tre – irreali – giorni. Alla fine l’Italia ha vinto contro la modestissima Moldova… Soffrendo

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Si doveva vincere per raccogliere i primi punti nel girone dei Mondiali e per chiudere gli ultimi tre – irreali – giorni. Alla fine si è vinto contro la modestissima Moldova (154esima nel ranking mondiale, battuta in casa dall’Estonia..), soffrendo, offrendo una prestazione a tratti sconcertante, con il pubblico di Reggio Emilia ammutolito dalla pochezza azzurra, specie nel primo tempo (giusto un filo meglio nella ripresa). I calciatori sono parsi intimoriti e disorientati da una situazione che richiederebbe personalità e capacità, ben più di quanto ne disponga la Nazionale attuale.

Luciano Spalletti chiude così la sua negativa parentesi sulla panchina azzurra. Con lo sguardo perso e immalinconito, inerte di fronte alla fila di passaggi all’indietro, alla lenta circolazione di palla, alla cronica inconsistenza offensiva. L’antitesi del suo calcio, quasi mai visto in poco meno di due anni. In tribuna c’è il presidente della Figc Gravina che appare livido di rabbia. Buona parte degli italiani si chiede perché i commissari tecnici che falliscono vengono cacciati e lui resta solido sul suo scranno.

L’Italia vista a Reggio Emilia, e prima ancora ad Oslo, fa fatica su tutto. Regala occasioni in serie da reti ai moldavi, è lenta nelle chiusure, è timida, poco reattiva. Persa. Il linguaggio del corpo dei calciatori è inequivocabile. Se potessero, sarebbero altrove. Cinque occasioni concesse alla Moldova in 50 minuti di gioco. In mezzo, il gol di Raspadori, prima del raddoppio di Cambiaso, che abbatte i moldavi, ma gli azzurri non accelerano mai. La batosta con i norvegesi per ora non è servita a nulla. E neppure l’esonero di Spalletti. Per pensare di andare a recuperare sui norvegesi (vittoriosi in Estonia), anche in termini di differenza reti, sarebbe servito segnare altre reti.

Si chiude così una parentesi irreale, con un ct esonerato che va in panchina e dà indicazioni ai suoi ormai ex calciatori. Si è detto, si è scritto che gli azzurri sono arrivati cotti a fine stagione. Specialmente gli interisti con 60 partite sulle spalle, tra l’altro – lo ricordano in pochissimi – con minutaggio ridotto nelle ultime partite di Serie A. Ma osservando i portoghesi, gli spagnoli, i francesi impegnati in Nations League, osservando i nazionali arrivati dal Psg che ha giocato la finale di Champions League con l’Inter, questa stanchezza evidente non si è vista. Un caso?

Gli alibi, per tutti, sono terminati. Spalletti mestamente si defila. Gravina resta e la scampa. A settembre, quando l’Italia tornerà in campo, forse toccherà a Claudio Ranieri. Sapienza, buonsenso e mantenimento dello status quo sono assicurati. Ranieri non potrà, in base al regolamento federale, tenere anche l’incarico di senior advisor alla Roma. Quindi sarà lui, sarà Pioli o chissà chi, la verità è che tante cose dovrebbero cambiare. La maglia azzurra non è sentita, non è avvertita come una seconda pelle. Altrove accade. Un qualcosa che viene prima della qualità individuale.

di Nicola Sellitti

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