La buona educazione
C’è del disappunto su come la Nazione di Tennis ha gestito l’invito del Presidente della Repubblica Mattarella
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C’è del disappunto su come la Nazione di Tennis ha gestito l’invito del Presidente della Repubblica Mattarella
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C’è del disappunto su come la Nazione di Tennis ha gestito l’invito del Presidente della Repubblica Mattarella
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C’è del disappunto su come la Nazione di Tennis ha gestito l’invito del Presidente della Repubblica Mattarella
Chi è così cortese da leggere questi spazi ricorderà agevolmente quanto abbiamo voluto scrivere di un’impresa destinata a essere ricordata a lungo come il trionfo in Coppa Davis di domenica. Una vittoria sportiva, certo, ma dalle ricadute ben più ampie. Un bellissimo fine settimana, ricordi da conservare e accarezzare. Un campione su tutti, che è riuscito in una manciata di giorni a far innamorare letteralmente tutto un Paese. Ne scriveremmo ogni giorno, tale è l’amore che proviamo per lo sport, le sue storie, le sue leggende e chi almeno prova a mettersi meritoriamente in scia dei più grandi.
Ecco perché non abbiamo voglia di celare un certo disappunto per il modo raffazzonato e soprattutto – si sarebbe detto una volta nella mia Napoli – “scostumato” con cui la nostra amata Nazionale di Tennis ha gestito l’invito ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La data proposta dal Quirinale, il 21 dicembre, evidentemente è andata a cozzare con i programmi personali di tutti o quasi gli azzurri, impegnati in una delle rarissime fasi di relax che l’ultra-competitivo calendario del tennis professionistico impone ai suoi protagonisti.
Natale è Natale, per amor del cielo ed è Natale per tutti. Normali cittadini, fuoriclasse e Capi di Stato. Però, dal Presidente della Repubblica si va, eventuali altri impegni si cancellano, ci si organizza o riorganizza e basta. La Presidenza della Repubblica non è una persona, non è un uomo e magari presto una donna, incarna l’unità del Paese e i suoi sacri principi costituzionali. l’invito della più alta carica dello Stato e della nostra più solenne magistratura – che non rappresentano mai una parte – non si rifiuta, pur con tutte le scusanti di questa terra. Con infinita pazienza, come i nonni che ci facevano fare un po’ quello che volevamo da bambini concedendoci libertà che mamma e papà ci negavano, Sergio Mattarella non l’ha fatta troppo lunga e con una frase ha sistemato le cose e – ne siamo certi – fatto arrossire più di una persona: “Venite quando volete, ogni data scelta da voi per me va bene”… un tempo queste si chiamavano “lezioni di buona creanza”.
di Fulvio Giuliani
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