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La Germania in Qatar, nessuno come loro

La nazionale tedesca è stata l’unica ad esporsi con gesti concreti di dissenso sulla soppressione della libertà della comunità Lgbtqia+ ai Mondiali di Qatar. Non sorprende, quindi, che l’asse Qatar Energy rientri nella strategia di Berlino.
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La Germania in Qatar, nessuno come loro

La nazionale tedesca è stata l’unica ad esporsi con gesti concreti di dissenso sulla soppressione della libertà della comunità Lgbtqia+ ai Mondiali di Qatar. Non sorprende, quindi, che l’asse Qatar Energy rientri nella strategia di Berlino.
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La Germania in Qatar, nessuno come loro

La nazionale tedesca è stata l’unica ad esporsi con gesti concreti di dissenso sulla soppressione della libertà della comunità Lgbtqia+ ai Mondiali di Qatar. Non sorprende, quindi, che l’asse Qatar Energy rientri nella strategia di Berlino.
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La nazionale tedesca è stata l’unica ad esporsi con gesti concreti di dissenso sulla soppressione della libertà della comunità Lgbtqia+ ai Mondiali di Qatar. Non sorprende, quindi, che l’asse Qatar Energy rientri nella strategia di Berlino.
Quel sottile equilibrio tra l’impegno sui diritti umani violati e le leggi non scritte della realpolitik. La Germania sinora è stato l’unico paese che ai Mondiali in corso in Qatar si è fatto notare per gesti concreti per esprimere il dissenso sulla soppressione della libertà della comunità omosessuale. Dalla foto di gruppo con la mano alla bocca prima della partita con il Giappone in aperta polemica con la Fifa, alla presenza in tribuna del ministro dello Sport, Nancy Fraeser, con la fascia One Love al braccio. Mentre il primo a esporsi è stato il portiere e capitano della Germania, Manuel Neuer, che era pronto a indossare la fascia arcobaleno così indigesta alla Fifa, accettando anche di pagare una multa salata. Insomma, nessuno come i tedeschi. Forse solo gli americani, con il logo arcobaleno sulla maglia e con la partitella giocata con una selezione di migranti impiegati sui cantieri dei Mondiali. L’esposizione pubblica, mediatica, della nazionale tedesca e di un ministro  non impedisce però a Berlino di continuare a lavorare con il Qatar, che pur essendo di minime dimensioni si propone di diventare una potenza, non solo sul Golfo Persico. In questo senso non deve sorprendere l’accordo stipulato in queste ore tra la stessa Germania e il colosso del gas Qatar Energy: 2,8 miliardi di metri cubi di gas liquido annui dal Qatar verso il paese tedesco. L’intesa coinvolge anche l’azienda americana ConocoPhillips, che ha partecipazioni nel giacimento di gas naturale offshore del Qatar nel Golfo Persico e che spedirà il gas liquefatto al rigassificatore di Brunsbuttel, sul Mare del Nord, che è tuttora in costruzione. L’asse con Qatar Energy rientra nella strategia di Berlino di diversificare le fonti di approvvigionamento di gas liquido, dopo la sospensione delle forniture dalla Russia. E’ un accordo significativo, il mercato globale del gas liquido è sempre più competitivo e le forniture asiatiche fanno gola in Europa. Ovviamente è stata una firma che ha fatto discutere. Anche in Italia si è scritto che i tedeschi in sostanza predicano bene e razzolano male, si schierano sui diritti umani contro il Qatar e poi stringono affari con i signori del petrodollari. In verità, i rapporti commerciali tra Berlino e Doha esistono da tempo e sono anche solidi: il Qatar possiede quote di partecipazione in Volkswagen e la casa automobilistica, sponsor ufficiale della federcalcio tedesca come Lufthansa e Adidas, si è espressa a favore delle federazioni europee – e quindi contro la Fifa – sulla campagna One Love, a sostegno della comunità gay. Una contraddizione? Ogni tipo di considerazione è lecita, ma nella posizione tedesca si intravede, oltre la logica dell’interesse di parte, anche una forma di realismo: si fanno affari con tutti o quasi e si utilizza la propria “forza contrattuale” per provare a ottenere dei passi in avanti sui diritti civili. Nel caso del Qatar, sulla tutela dei diritti umani di migranti lavoratori e omosessuali. Il paese sul Golfo Persico ha interessi, tra i vari colossi tedeschi, anche in Deutsche Bank, Siemens. Non è un crimine, neppure ipocrisia. E’ solo più difficile trovare l’equilibrio tra gli interessi commerciali e la volontà di potersi schierare liberamente sui diritti umani. Difficile per tutti, non solo per i tedeschi. Il quotidiano tedesco La Faz ha scritto di irritazione del Qatar per le continue critiche nei confronti del paese organizzatore dei Mondiali. Una potenziale tensione diplomatica. Che però non ha impedito di sottoscrivere l’accordo sul gas con Berlino.   di Nicola Sellitti 

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