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LeBron James fa 40 anni e continua a stupire

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LeBron James compie 40 anni e alla stagione numero 22 nella Nba è ancora in grado di dominare a piacimento sul parquet

LeBron James fa 40 anni e continua a stupire

LeBron James compie 40 anni e alla stagione numero 22 nella Nba è ancora in grado di dominare a piacimento sul parquet

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LeBron James fa 40 anni e continua a stupire

LeBron James compie 40 anni e alla stagione numero 22 nella Nba è ancora in grado di dominare a piacimento sul parquet

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Il tempo passa anche per lui, ma finora non ce ne siamo accorti. LeBron James compie 40 anni in queste ore ed è incredibile solo riportare che alla stagione numero 22 nella Nba sia ancora in grado di dominare a piacimento sul parquet.

Nel Christmas Day della lega (cinque partite d’élite in fila per gli americani in vacanza, solo la Premier League si avvicina a questo format mentre la Serie A si ferma ormai da oltre 60 anni) si è preso nuovamente la scena in un incrocio memorabile con un altro totem del gioco come Steph Curry. Alle Olimpiadi francesi, con gli Stati Uniti a un battito di ciglia dalla sconfitta in finale con la Serbia di Nikola Jokic, proprio assieme a Curry aveva cambiato un paio di marce. Trascinando gli americani all’oro con una sicurezza, una leadership forse mai vista su un campo di basket.

Le statistiche spiegano che non vi è traccia di calo nelle prestazioni di James. Nonostante l’usura e il chilometraggio della sua esperienza Nba con i Lakers, che dipendono ancora dal suo fisico e dalle sue giocate per provare a vincere il titolo (difficile quest’anno). Possiamo per un attimo ricordare e ammirare cosa LeBron sia riuscito a costruire a partire dal 2003, anno del suo ingresso nella lega. Ha vinto quattro titoli con tre franchigie differenti. È andato in finale con Miami e Cleveland dal 2011 al 2018. È ben oltre i 40mila punti in carriera (primo marcatore di sempre). Ha sfidato praticamente da solo i Golden State Warriors, la miglior squadra di sempre, battendoli nel 2016.

È riuscito anche nell’impresa di giocare in squadra con il figlio Bronny, indirizzato attraverso i suoi buoni uffici nella Nba dal college ai Lakers. Un’operazione che ha obiettivamente lasciato parecchi dubbi: suo figlio porta con sé l’etichetta di raccomandato di ferro, con tutto il carico emotivo che possiamo immaginare. Ma lui è LeBron: la sua grandezza e il suo ego non hanno fine. Ha letteralmente cambiato il basket, è ancora in grado di giocare in cinque posizioni diverse, il suo IQ cestistico è inarrivabile per tutti. Passa la palla come Magic Johnson. È ancora un mistero irrisolto per ogni difensore quando è diretto verso il canestro dopo aver ricevuto palla in movimento.

Con giochi di prestigio sul parquet, alimentando la rivalità fra i Los Angeles Lakers e i Boston Celtics, Magic Johnson e Larry Bird agli inizi degli anni Ottanta hanno letteralmente salvato la Nba dal baratro. Poi è arrivato Michael Jordan. La lingua in fuori, lo spot con Nike. Un dominio mai visto. C’è stato un periodo in cui la potenza mediatica del numero 23 dei Chicago Bulls è stata superiore a quella della stessa Nba. Qualcosa di irripetibile nella storia dello sport, che a sua volta ancora non aveva sviluppato il suo legame con il business.

Infine è arrivato James, prodigio adolescente cresciuto senza padre, ribattezzato The Chosen One (il Prescelto), con l’obbligo di prendersi sulle spalle la Nba del nuovo millennio senza Jordan. Ci è riuscito, è andato ben oltre la sceneggiatura prevista. Ci sono stati diversi 40enni capaci di ‘spiegare’ il gioco alle star più giovani. Tom Brady ha vinto il suo settimo Super Bowl a 43 anni, Cristiano Ronaldo fa gol a grappoli in Arabia Saudita a quasi 40 primavere. Ma uno come James, obiettivamente, non si era ancora mai visto. E forse non ripasserà più.

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