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L’Italia del nuoto domina e non certo a caso

Gli europei di nuoto di Roma 2022 mostrano un’Italia dominante, con ben 14 medaglie d’oro e un totale di 34 podi. Una pagina di sport italiano che meriterebbe maggiore attenzione.
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L’Italia del nuoto domina e non certo a caso

Gli europei di nuoto di Roma 2022 mostrano un’Italia dominante, con ben 14 medaglie d’oro e un totale di 34 podi. Una pagina di sport italiano che meriterebbe maggiore attenzione.
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L’Italia del nuoto domina e non certo a caso

Gli europei di nuoto di Roma 2022 mostrano un’Italia dominante, con ben 14 medaglie d’oro e un totale di 34 podi. Una pagina di sport italiano che meriterebbe maggiore attenzione.
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Gli europei di nuoto di Roma 2022 mostrano un’Italia dominante, con ben 14 medaglie d’oro e un totale di 34 podi. Una pagina di sport italiano che meriterebbe maggiore attenzione.
Il dominio dell’Italia agli Europei di nuoto in corso a Roma è qualcosa di impressionante. Non sfuggiva ai pronostici la pioggia di medaglie, ma la dimensione del dominio continentale sta assumendo contorni che definire storici è il minimo. All’alba di questo martedì, sommiamo 14 medaglie d’oro e un totale di 34 podi, con 13 argenti e 7 bronzi. Dominiamo ovunque e come minimo siamo protagonisti, dalla vasca del nuoto a quella dei tuffi o del nuoto artistico, stracciando letteralmente la concorrenza. La seconda nazionale in classifica – annotazione che facciamo con grande piacere, per ricordare quanto lo sport possa essere messaggero di speranza e volontà di un intero popolo – è l’Ucraina, che però ha ricevuto tantissimo soprattutto dal nuoto artistico, raccogliendo fino a oggi ben otto ori, ma “fermandosi“ a un totale di sole nove medaglie. L’Italia è un’altra storia, quella di un movimento che sta assumendo le caratteristiche del dominio continentale, in particolar modo nel nuoto. Qualcosa che non si vedeva dai tempi dell’Unione sovietica o della Germania dell’est (che ricorreva a ben altri mezzi, per costruire i suoi tristi campioni in laboratorio). La lunga marcia in vasca, cominciata tanti anni fa con i nostri primi fenomeni mondiali delle bracciate (Giorgio Lamberti, gli eroi di Sydney 2000, la sedicenne Pellegrini di Atene 2004, il bicampione mondiale Magnini e così via) ha dato vita a una vera e propria fucina di campioni. Quello che colpisce ed esalta è l’assoluta mancanza di differenze qualitative fra squadra femminile e maschile, discipline e stili. Si fa fatica anche a compilare un elenco di nomi, per paura di far torto a qualcuno e dimenticare chi sta scrivendo una pagina di sport italiano che meriterebbe ancora più attenzione di quanta se ne stia dando (e non è assolutamente poca, considerata la media del nostro Paese e la capacità del calcio di occupare tutti gli spazi disponibili). Non mancherà mai il professore della domenica, pronto a far notare come “in fondo“ siano solo campionati europei e che a livello mondiale e olimpico la musica sia inevitabilmente diversa. Bella scoperta, fenomeni dell’ovvio. Ai Giochi non potremo certo ripetere qualcosa del genere – si pensi a discipline come i tuffi o il sincronizzato, nelle quali stiamo però crescendo a vista d’occhio – ma chi sa qualcosa di sport avrà colto la grandezza di queste giornate romane, oltre le medaglie: avere plasmato una scuola. Quando c’è, unita alla forza dell’esempio e della storia di chi ha dominato il mondo, puoi non avere limiti.   di Fulvio Giuliani

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