Lo strano calcio da esportazione italiano
Andiamo in Arabia Saudita a giocare la Supercoppa italiana per farci pagare profumatamente e soprattutto per rendere quanto più possibile il nostro calcio un prodotto da esportazione
Allora, aiutatemi a capire: andiamo in Arabia Saudita a giocare la Supercoppa italiana per farci pagare profumatamente (risultato diciamo raggiunto, ma pare ci paghino molto meno rispetto ad altri campionati) e soprattutto per rendere quanto più possibile il nostro calcio un prodotto da esportazione.
Obiettivo di enorme valore e sul quale si dovrebbe investire con continuità, lucidità ed anche equilibrio.
Per capirci, la trasferta a 7 fusi orari di distanza per il singolo incontro fra Milan e Como “approfittando“ dell’indisponibilità del Meazza per i Giochi olimpici invernali non rientra – a mio modesto avviso – in questa casistica.
Torniamo, però, alla Supercoppa.
Ci facciamo notare e in questi giorni si parla di questo mini torneo per l’”esplosione“ dell’allenatore del Milan Massimiliano Allegri contro il team manager del Napoli Lele Oriali.
“Cose di campo”, secondo Allegri; una figuraccia secondo il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio Gravina.
“Cose di campo”, secondo il mister rossonero, una figuraccia secondo il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio Gravina.
La Lega sta zitta per manifesto imbarazzo, il Milan pure per non dare adito a ulteriori polemiche e il Napoli carica a testa bassa per difendere il suo dirigente, principale collaboratore dell’allenatore Antonio Conte.
Una faccenda da cortile, grosso modo da torneo parrocchiale, sfuggita di mano e che lascerà la consueta scia di veleni e antipatie fra società, tifoserie, giocatori e dirigenti.
Sarebbe bastata una stretta di mano, magari chiedere scusa e comunque chiarirsi, ma tutto questo all’evidenza nelle “cose di campo” non è previsto.
Bisogna fare i maschi alfa, anche a costo di bombardare di fatto la pretenziosa trasferta araba.
Alla fine, 10mila euro di multa e via.
Mah.
Amici milanisti, credetemi: direi le stesse cose e forse sarei ancor più severo se a essersi prodotto in una sceneggiata simile fosse stato qualcuno della squadra per cui faccio il tifo.
Proprio il Napoli.
Perché in queste manifestazioni di maleducazione e perdita di controllo, rivedo le inguardabili scene alle partitelle di bambini e ragazzi.
Un baratro educativo già denunciato in questi spazi.
Come se non bastasse, augusti pareri ci fanno sapere che in Arabia (e non solo) sarebbero rimasti molto delusi dall’eliminazione di entrambe le milanesi, perché si teme lo stadio semi deserto per la finale fra Napoli e Bologna.
Peraltro, come già accaduto nella semifinale in cui c’era in campo l’Inter.
Convinti costoro – alcuni giornalisti compresi – che il prodotto possa funzionare solo con certi protagonisti.
È la stessa mentalità, secondo cui basterebbe montare su un aereo per esportare il proprio calcio.
Che spettacolo imbarazzante.
di Fulvio Giuliani
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