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L’Olimpiade di Gimbo Tamberi, senza calcoli

Sull’aereo per Parigi Gianmarco ‘Gimbo’ Tamberi ci è salito lo stesso ieri mattina, nonostante il calcolo, la febbre a quasi 39, le cure intensive contro la colica.

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L’Olimpiade di Gimbo Tamberi, senza calcoli

Sull’aereo per Parigi Gianmarco ‘Gimbo’ Tamberi ci è salito lo stesso ieri mattina, nonostante il calcolo, la febbre a quasi 39, le cure intensive contro la colica.

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L’Olimpiade di Gimbo Tamberi, senza calcoli

Sull’aereo per Parigi Gianmarco ‘Gimbo’ Tamberi ci è salito lo stesso ieri mattina, nonostante il calcolo, la febbre a quasi 39, le cure intensive contro la colica.

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Sull’aereo per Parigi Gianmarco ‘Gimbo’ Tamberi ci è salito lo stesso ieri mattina, nonostante il calcolo, la febbre a quasi 39, le cure intensive contro la colica.

I pensieri corrono verso quel calcolo renale, diventato in pochi istanti causa di tensione collettiva come il menisco di Franco Baresi alla vigilia della finale dei Mondiali di calcio del 1994 oppure come il ginocchio ballerino di Roberto Baggio o ancora la schiena di Alberto Tomba. In ogni caso sull’aereo per Parigi Gianmarco ‘Gimbo’ Tamberi ci è salito lo stesso ieri mattina, nonostante il calcolo, la febbre a quasi 39, le cure intensive contro la colica. Domani dovrebbe scendere in pista per le qualificazioni: la gara per provare a confermare l’oro olimpico nel salto in alto conquistato agli ultimi Giochi di Tokyo è prevista per il 10 agosto. 

Tamberi sarebbe ancora il favorito d’obbligo, venendo da un’esaltante esibizione agli ultimi Europei di Roma, prima di rifinire la preparazione in vista delle Olimpiadi parigine. Poi improvvisamente l’altro giorno la fitta al fianco, l’incredulità, il destino, lo sport che – come scritto più volte – sa essere beffardo, anche con i migliori. Lo stupore per le condizioni di si è letto anche nella reazione via social di Gregorio Paltrinieri, amico di Gimbo e altro veterano dello sport azzurro che ha appena vinto un argento e un bronzo, diventando il nuotatore più medagliato nella storia tricolore. Anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, è sconsolato per il doloroso inconveniente accaduto al saltatore italiano. Tutti con Tamberi, dunque. E non è un caso. Non c’è solo il timore di perdere un potenziale oro – o comunque una più che probabile medaglia – in un bilancio che alla fine dei Giochi rischia di essere meno ricco rispetto a quello di Tokyo 2020. C’è soprattutto la vicinanza emotiva a un atleta che non ha mai lesinato una goccia di fatica per gli appuntamenti importanti e in particolare per le Olimpiadi. Fatica, sudore, sacrifici, eternamente sottopeso per mantenere spinta e leggerezza: è stata la regola vincente di Gimbo, che gli ha permesso di vincere tutto ed emozionarci tutti. 

La promessa via social – flebo al braccio – di salire su quell’aereo e poi di piazzarsi in pedana per il salto (nonostante il dolore) per non perdere quattro anni di duro lavoro, è la fotografia meglio riuscita dell’atleta olimpico. Un tipo di atleta che è fatto di una tempra diversa dagli altri: sa che un altro palcoscenico così non c’è e che quando sui Giochi cala il sipario si torna rapidamente nel Paese calciocentrico. Quello che al massimo si concede qualche divagazione sul tennis – sull’onda generata da Sinner e dagli azzurri e azzurre vincenti – o sulla Ferrari che ogni tanto resuscita. Quello in cui lo spazio per l’atletica, così come per il nuoto o per le discipline che regalano medaglie ed emozioni alle Olimpiadi, è sempre ridotto.

Da Tamberi che – pur da un lettino di ospedale in preda a una colica renale pensa soltanto all’obiettivo (la gara olimpica) – arriva anche l’ennesima lezione dallo sport a cinque cerchi: senza la forza feroce di andare oltre gli ostacoli non si costruiscono i sogni più belli, più arditi. E quindi forza Gimbo, accarezza ancora quella pedana con la tua sequenza leggendaria di passi, prima del balzo. Comunque vada, sarà un successo.

di Nicola Sellitti

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