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Mbappè e Griezmann

Mbappè è il piede, Griezmann la mente

Griezmann è il perfetto anti divo. Sa di essere scomodo, non si è mai sentito pienamente francese e ha combattuto diverse battaglie sociali. Ora in Qatar è la mente e Mbappè il braccio, o meglio il piede.

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Mbappè è il piede, Griezmann la mente

Griezmann è il perfetto anti divo. Sa di essere scomodo, non si è mai sentito pienamente francese e ha combattuto diverse battaglie sociali. Ora in Qatar è la mente e Mbappè il braccio, o meglio il piede.

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Mbappè è il piede, Griezmann la mente

Griezmann è il perfetto anti divo. Sa di essere scomodo, non si è mai sentito pienamente francese e ha combattuto diverse battaglie sociali. Ora in Qatar è la mente e Mbappè il braccio, o meglio il piede.

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Griezmann è il perfetto anti divo. Sa di essere scomodo, non si è mai sentito pienamente francese e ha combattuto diverse battaglie sociali. Ora in Qatar è la mente e Mbappè il braccio, o meglio il piede.

Mbappè è il braccio, o meglio il piede, lui è la mente. Il tuttocampista, neologismo che rende bene l’idea. Griezmann infatti per la Francia gioca in ogni ruolo. Rifinisce, conclude, recupera, raddoppia. Un angelo custode in ogni zona del campo. In Qatar non ha ancora segnato: la ribalta finisce ad altri, oltre a Mbappè capocannoniere c’è spazio per i gol di Giroud, per le falcate di Theo Hernandez, per i dribbling di Dembele. Griezmann con l’Inghilterra, nei quarti di finale dei Mondiali qatarioti arriverà alla 72esima partita in fila in nazionale.

Lui, Antoine, noto come Le Petit Diable, a 31 anni si porta dietro l’immagine di attaccante da doppia cifra abbondante a stagione. Poco importa, conta la squadra, in questo senso Griezmann è perfetto un anti divo. L’attaccante francese spesso è anti: prima del via ai Mondiali ha espresso la sua vicinanza ai diritti della comunità Lgbtq+, vessata, umiliata nel paese del Golfo Persico. Un passaggio politico forte: la federazione francese è sulle posizioni di Gianni Infantino, ovvero il calcio che deve tenersi lontano da politica e diritti, poi smentita dal ministro dello Sport del governo Macron, che ha invitato gli atleti a schierarsi sul tema diritti e presente in tribuna con la fascia One Love.

Il rapporto di Griezmann con la Francia è controverso. Viene da una cittadina della Francia orientale, Macon. Il padre è di origine tedesca, la madre invece portoghese: il nonno di Antoine era un difensore del Pacos de Ferreira, emigrato in Francia per sfuggire alla dittatura di Salazar. Griezmann non si è mai sentito totalmente francese. Dopo aver vinto i Mondiali con i Bleus quattro anni fa, si è presentato alla stampa con la bandiera dell’Uruguay avvolta sulle spalle. Due anni fa ha condiviso sui suoi social un video che mostrava il pestaggio di un nero da parte dalla polizia francese. “La Francia mi fa male”, è stato il suo commento. A 14 anni, messo da parte da diversi club francesi. Si è così trasferito nell’Iparralde, il Paese Basco francese, acquistato dalla Real Sociedad di Donostia-San Sebastián. La legge francese impedisce l’espatrio di uno studente così giovane, così la società lo manda a vivere appena oltre confine. In prima squadra gioca con l’uruguaiano Carlos Bueno, che lo fa invaghire del Penarol e della Celeste.

Antoine sa essere scomodo. D’altronde, ha giocato per anni nell’Atletico Madrid di Diego Simeone, dove la prima arte da apprendere e mettere in pratica è finire sottopelle agli avversari. Tre anni fa è finito sulla copertina della rivista francese Tetu. “Se fossi gay, lo direi. L’omofobia non è un’opinione, ma un delitto”, spiegava Griezmann. Vallo a spiegare ai qatarioti. E anche ai suoi colleghi, quelli più famosi, mai esposti in prima persona su temi che possono far perdere sponsor milionari. Sempre nel 2019 Griezmann ha sostenuto la causa delle calciatrici della Liga spagnola per il rispetto dei diritti minimi delle lavoratrici.

Ferie pagate, maternità, un salario più dignitoso. Una questione risolta nel soccer americano e sentita anche in diversi paesi europei. Il Barcellona, che era il suo club, era contro lo sciopero, lui non fece un passo indietro. La sua natura di anti divo non si è mai sposata al meglio con la grandezza manifesta di un club come il Barcellona. Meglio l’Atletico. Sempre in tema Barça, nell’ottobre del 2020 Griezmann è intervenuto per difendere il compagno di squadra Ansu Fati da un articolo razzista sul quotidiano spagnolo ABC. E nell’elenco delle frequentazioni indesiderate è finito anche il contratto con i cinesi di Huawei che avevano sviluppato un software di riconoscimento facciale per conto del governo per la repressione politica degli uiguri dello Xinjiang, denunciata anche da colossi come Nike e Adidas.   di Nicola Sellitti

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