Musetti in paradiso a Wimbledon, l’Italia non è solo Sinner
Il campo numero 1 di Wimbledon come un teatro. Sul palco, a dipingere tennis come si vede davvero raramente, è salito Lorenzo Musetti
Musetti in paradiso a Wimbledon, l’Italia non è solo Sinner
Il campo numero 1 di Wimbledon come un teatro. Sul palco, a dipingere tennis come si vede davvero raramente, è salito Lorenzo Musetti
Musetti in paradiso a Wimbledon, l’Italia non è solo Sinner
Il campo numero 1 di Wimbledon come un teatro. Sul palco, a dipingere tennis come si vede davvero raramente, è salito Lorenzo Musetti
Il campo numero 1 di Wimbledon come un teatro. Sul palco, a dipingere tennis come si vede davvero raramente, è salito Lorenzo Musetti
Il campo numero 1 di Wimbledon come un teatro. Sul palco, a dipingere tennis come si vede davvero raramente, è salito Lorenzo Musetti. Un italiano. Un altro italiano in fondo in un torneo del Grand Slam. Battuto in cinque set lo statunitense Fritz, testa di serie numero 14, tutto è apparecchiato per una sfida stellare in semifinale con Novak Djokovic, che Musetti ha già battuto in passato. Si sogna dunque, il giorno dopo l’eliminazione di Sinner e l’accesso in semifinale di Jasmine Paolini.
Facilità di gioco disarmante e idee chiare per oltre tre ore di gioco: è il nuovo Musetti, quello che se aggiunge un po’ di sano metodo a quel talento anarchico sconfinato che gli viene riconosciuto da anni, chissà dove può arrivare. Per ora, a 22 anni, è tra i primi quattro a Wimbledon.
In palla sin dall’inizio, il suo terzo set appartiene alla letteratura di questo sport. Per gli amanti in crisi di astinenza da due anni di Roger Federer, è parso di rivedere tracce dello svizzero quando, salendo sulla sua personalissima nuvola, metteva la pallina praticamente dove voleva, quasi usasse la mano e non la racchetta. Quei 6-0 o 6-1 a Nadal, Hewitt, Roddick, senza appello. Così, Musetti, tra ricami, pallonetti, variazioni di gioco, disimpegni soavi sull’erba che appartengono a un’epoca remota, al tennis degli anni ‘70 con la racchetta in legno. Si è invaghita di lui per un lob anche Keira Knightley: Musetti un po’ Roger, un po’ McEnroe (gli somiglia anche quando serve) e tanta illusione, perché così a lungo non è possibile giocare. Forse solo Alcaraz al meglio, a questi livelli di bellezza.
E infatti si è tornati alla realtà, perché Musetti così è, umorale e meraviglioso, si distrae, si perde, si rammarica, perde punti in serie. Così ha lanciato alle ortiche il quarto set, rianimando il solido e meno talentuoso Fritz, travolto sino a pochi minuti prima, stranito dalla bellezza del gioco dell’italiano. E quindi, quinto set: rieccolo Lorenzo, Ziggy Stardust che piomba su Wimbledon, con rovesci tagliati a una mano che fanno spellare le mani al pubblico londinese. Gli è riuscito tutto, il braccio destro come il joystick di un videogame. Di nuovo sulla sua nuvola. Poesia in movimento. Poesia italiana.
di Nicola Sellitti
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