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Nadal si è fermato di nuovo

Nadal si è fermato di nuovo. Stavolta a causa dell’anca. Dopo la sconfitta ha ammesso alla stampa di essere stanco
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Nadal si è fermato di nuovo. Stavolta a causa dell’anca. Dopo la sconfitta ha ammesso alla stampa di essere stanco
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Nadal si è fermato di nuovo. Stavolta a causa dell’anca. Dopo la sconfitta ha ammesso alla stampa di essere stanco
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Nadal si è fermato di nuovo. Stavolta a causa dell’anca. Dopo la sconfitta ha ammesso alla stampa di essere stanco
Si è fermato di nuovo. Stavolta a causa dell’anca. Dopo sette mesi senza tennis, mentre Federer ci ha consumato emotivamente con il ritiro, con Djokovic bloccato dalla sua ostinata avversione al vaccino anti Covid-19 che lo ha tenuto lontano da diversi tornei. L’eliminazione di Rafa Nadal al secondo turno degli Australian Open dall’americano McDonald potrebbe rappresentare un momento decisivo nella carriera dello spagnolo. Nadal dopo la sconfitta ha ammesso alla stampa di essere stanco. Stanco per i ripetuti infortuni. Stanco per la quantità di lavoro sul campo che servirà per tornare ai suoi livelli. Consumato da 20 anni di rimbalzi, accelerazioni e decelerazioni, giunture lacerate, muscoli che fanno male solo a vederlo arare il rettangolo di gioco. E’ stanco, Rafa. Si è definito “distrutto mentalmente”. E’ la prima volta che mostra il fianco così a Padre Tempo, il nemico giurato dei fuoriclasse. Finora lui, che tra gli abitanti sull’Olimpo è quello che somiglia a Vulcano, era riuscito a sfuggire. La moglie ha pianto, dopo la sconfitta di Melbourne, vedendo il marito accovacciato sul campo, sofferente all’anca.

Anche i guerrieri, anche se come lo spagnolo obiettivamente se ne sono visti davvero pochi, possono sentirsi stanchi. Ne hanno il diritto. Anche la motivazione feroce, che lo spinge in avanti da almeno cinque anni per quell’irripetibile sfida a tre con Roger e Nole, può scemare. Anche in lui. Sembra effettivamente incredibile. E forse anche stavolta Rafa si rialzerà, curerà l’infortunio all’anca, che accompagna il problema cronico al piede, la displasia allo scafoide che erode un osso, gestita solo con infiltrazioni. In estate il suo medico personale, lo spagnolo Angel Ruiz-Cotorro, spiegava all’emittente Cadena Ser che solo Rafa poteva sopportare un dolore fisico così intenso e continuare a essere competitivo per vincere tornei. Nei mesi scorsi Nadal ha alimentato anche qualche voce su un possibile ritiro. Nulla di fatto.

Il tennis sta allargando i suoi orizzonti temporali. Federer ha alzato parecchio l’asticella, si è dovuto fermare a oltre 40 anni, fino a oltre 38 tracciava ancora mirabilie a Wimbledon. In Australia, oltre a Nadal, c’è Djokovic che travolge gli avversari nonostante un problema a un gomito, poi Andy Murray e la sua anca artificiale che hanno respinto Matteo Berrettini. C’è anche Stan Wawrinka, altro leone, tre prove del Grand Slam nel curriculum, che porta avversari al quinto set.

La sensazione, leggendo il linguaggio del corpo di Nadal, è che davvero sia stanco. E che forse l’assenza di Federer possa avere un peso, anche inconscio, sulla sua volontà di rialzarsi ancora. Il tedesco Zverev si è portato avanti, spiegando che Rafa potrebbe ritirarsi al Roland Garros, vinto 14 volte. Il tributo di Parigi per il più grande di sempre sulla terra rossa. Rafa ha smentito, non troppo convinto. Se così fosse, sarebbe comprensibile e doloroso. Nel trio di fenomeni senza tempo, Nadal è di sicuro quello più usurato da gioco, campi, dolori, infortuni. Nonostante questo, ha vinto oltre 20 prove dello Slam, ha vinto tutto, si è rialzato sempre. Ha iniziato a vincere a 16 anni. Può concedersi di sentirsi stanco.

di Nicola Sellitti

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