Non era ‘solo un bacio’
| Sport
Il “bacio imposto più che rubato” di Rubiales a Hermoso, durante la premiazione dei recenti mondiali femminili vinti dalla Nazionale iberica. Meravigliarsi della meraviglia

Non era ‘solo un bacio’
Il “bacio imposto più che rubato” di Rubiales a Hermoso, durante la premiazione dei recenti mondiali femminili vinti dalla Nazionale iberica. Meravigliarsi della meraviglia
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Non era ‘solo un bacio’
Il “bacio imposto più che rubato” di Rubiales a Hermoso, durante la premiazione dei recenti mondiali femminili vinti dalla Nazionale iberica. Meravigliarsi della meraviglia
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Meravigliarsi della meraviglia. La sensazione che proviamo da un po’ di giorni, leggendo gli immancabili commenti quotidiani sulla vicenda, in verità non particolarmente misteriosa, del “bacio imposto più che rubato“ dal presidente della Federcalcio spagnola Rubiales alla neo campionessa del mondo Jennifer Hermoso, durante la premiazione dei recenti mondiali femminili vinti dalla Nazionale iberica.
Se da un lato facciamo fatica a comprendere chi ha già condannato senza possibilità di appello e senza aver chiarito fino in fondo e nei modi corretti la dinamica di quei minuti – non in pubblica piazza e ciò vale sia per l’”accusa”, sia per la “difesa” – dall’altra seguiamo alquanto basiti i tanti che a mezza bocca non riescono proprio a capire quale sarebbe mai il problema. Perché mai debba scoppiare tutto questo cancan “in fin dei conti per un bacio“.
Sono i tanti, non necessariamente solo uomini, che invitano a non farla troppo lunga, a non fare di tutt’erba un fascio, a “non esagerare con questa faccenda del genere”. Non parliamo di persone disposte a tollerare o, peggio, giustificare, soprusi e confidenze inappropriate, ma capaci – coscientemente o meno – di ignorare che la realtà è cambiata per sempre.
Che determinate parole o espressioni, certi gesti, lo stesso linguaggio non verbale sono radicalmente cambiati. E non si tornerà indietro.
Non siamo fra coloro disposti a vedere solo aspetti positivi: come tutte le profonde evoluzioni di carattere sociale, questo processo porta con sé anche estremismi ed eccessi. Quello che resta indiscutibile è il progresso.
Secondo il nostro modesto parere, le esagerazioni sono da segnalare e contenere, guardandosi bene dal negare l’evoluzione in sé o pensare di combatterla in nome dei “bei tempi andati“. Altrimenti è un attimo trovarsi Vannacci dietro l’angolo.
Riguardando quella scena, oltre a provare istintivo fastidio, non possiamo non riflettere su quanto una manciata di lustri fa sarebbe stato impensabile lo stesso Mondiale femminile, figurarsi il resto. Non possiamo che esserne felici, senza rinunciare a pensare – come già scritto in questi stessi spazi – che non ha senso reclamare l’assoluta parità di trattamento fra calciatori maschi e femmine basandosi solo su una questione di genere. E ancora che non c’è stato alcun complotto contro la Nazionale italiana femminile in quanto tale, ma semplicemente partite al di sotto delle attese e delle possibilità.
Non fateci meravigliare ancora della meraviglia.
di Fulvio Giuliani
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