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Parla Renzo Ulivieri. Riparte il campionato di calcio

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Renzo Ulivieri, decano dei tecnici italiani e presidente dell’Assoallenatori, è incuriosito come tutti dalla ripartenza al buio della Serie A dopo oltre 50 giorni di pausa a causa della Coppa del Mondo in Qatar

Parla Renzo Ulivieri. Riparte il campionato di calcio

Renzo Ulivieri, decano dei tecnici italiani e presidente dell’Assoallenatori, è incuriosito come tutti dalla ripartenza al buio della Serie A dopo oltre 50 giorni di pausa a causa della Coppa del Mondo in Qatar
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Parla Renzo Ulivieri. Riparte il campionato di calcio

Renzo Ulivieri, decano dei tecnici italiani e presidente dell’Assoallenatori, è incuriosito come tutti dalla ripartenza al buio della Serie A dopo oltre 50 giorni di pausa a causa della Coppa del Mondo in Qatar
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La fuga del Napoli, la poesia svanita nel Milan, le indicazioni tecniche dei Mondiali e l’amarcord su Pelé. Renzo Ulivieri, decano dei tecnici italiani e presidente dell’Assoallenatori, è incuriosito come tutti dalla ripartenza al buio della Serie A dopo oltre 50 giorni di pausa a causa della Coppa del Mondo in Qatar. «È sicuramente un passaggio anomalo per il calcio italiano ma sono certo che i nostri allenatori si siano informati con i colleghi abituati alle soste invernali, come in Germania e in Russia» ci spiega. «Non credo agli scossoni in classifica. La prima parte del torneo ci ha regalato un Napoli straordinario: nel gioco, nelle motivazioni, nella ricerca dello spettacolo. Spalletti è uno studioso e si ritrova uno staff tecnico di prim’ordine. Se il Napoli arriva a fine gennaio senza perdere punti dall’Inter (partendo dalla sfida di domani sera a San Siro) e nelle gare con Juve e Roma, la pratica scudetto è archiviata. E in verità un po’ spiace per il Milan, che nella scorsa stagione mi ha fatto invaghire con un calcio poetico. La poesia nel calcio è un bene da tutelare». Il tecnico toscano non vede per ora il rientro della Juventus nel giro scudetto: «I bianconeri sono in costruzione, anche se nelle settimane precedenti alla sosta mondiale avevano centrato un filotto di successi. Non sarà facile farne un altro ma Max Allegri è pragmatico, forse ha trovato la strada e non gli peseranno le beghe societarie. Per noi allenatori è semplice, vanno recuperati i princìpi antichi del calcio, ovvero non prendere reti e farne una più degli avversari». Secondo il papà dei tecnici italiani, la Serie A in letargo per settimane avrà preso appunti dai Mondiali qatarioti: «Ormai per vincere servono attaccanti che saltano l’uomo. Non solo Messi e Mbappè, lo ha fatto vedere anche il Marocco: senza le punte che si vanno a prendere le zone di campo sguarnite, creando la superiorità numerica, non si va da nessuna parte. È finita l’era della mia generazione in cui si andava per schemi, ora si allena per princìpi di gioco. Luciano Spalletti è un maestro in questo senso ma in Serie A ci sono grandi allenatori, anche giovani, che si sono formati per bene a Coverciano». E a proposito del talento, Ulivieri ‘recupera’ dal suo archivio di una vita nel calcio la prima volta che vide dal vivo Pelé, omaggiato ieri da milioni di brasiliani. «Era il 1958 e si era ancora bimbi. Il Brasile si trovava a Firenze, poco prima della partenza per la Coppa del Mondo in Svezia. Giocavo nelle giovanili della Fiorentina, ce lo trovammo contro in un’amichevole. Il ct brasiliano lo mise in porta, anche lì era un fenomeno. Alla sera poi si rigiocò e Pelé fece 30 minuti in avanti. Il mio allenatore Giovanni Mazzoni, centrocampista della Nazionale italiana di Vittorio Pozzo del 1934 e del 1938 (che pure disponeva di uno forte come Valentino Mazzola), disse di non aver mai visto nulla del genere. Aveva ragione». Di Nicola Sellitti

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