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Lacrime e facce di bronzo

È intollerabile che il ricordo di Mahsa Amini venga infangato e in un evento di portata mondiale, mentre la Fifa continua nel suo silenzio assordante. Avrei proprio voluto vedere Infantino alle prese con Maradona
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Lacrime e facce di bronzo

È intollerabile che il ricordo di Mahsa Amini venga infangato e in un evento di portata mondiale, mentre la Fifa continua nel suo silenzio assordante. Avrei proprio voluto vedere Infantino alle prese con Maradona
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Lacrime e facce di bronzo

È intollerabile che il ricordo di Mahsa Amini venga infangato e in un evento di portata mondiale, mentre la Fifa continua nel suo silenzio assordante. Avrei proprio voluto vedere Infantino alle prese con Maradona
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È intollerabile che il ricordo di Mahsa Amini venga infangato e in un evento di portata mondiale, mentre la Fifa continua nel suo silenzio assordante. Avrei proprio voluto vedere Infantino alle prese con Maradona
Quante storie dai Mondiali del Qatar, quanto valore, oltre il rettangolo di gioco e le questioni strettamente calcistiche. Nulla, però, è potente come la presenza dell’Iran. Ieri, la Nazionale è stata costretta a cantare a denti stretti l’inno ‘rifiutato’ nella prima partita. C’è chi ha letto un cedimento alla paura (più che legittima, peraltro, mentre un loro ex compagno veniva arrestato per aver osato sostenere la protesta). Quelle parole imposte e solo sussurrate, invece, hanno persino ingigantito il muto atto di protesta di pochi giorni prima. Come tutte le emozioni mostrate dai tifosi iraniani sugli spalti: compresa la rabbia per l’inno cantato dai giocatori. Perché si pretende sempre di più da chi ha un palcoscenico a disposizione e per taluni non basta mai il coraggio. Degli altri, si intende. La grande maggioranza ha capito, piangendo al momento dell’inno appena accennato e per le magliette in memoria di Mahsa Amini assurdamente vietate dal servizio di sicurezza qatarino, nel silenzio assordante di una sempre più imbarazzante e impresentabile Fifa. Pensate quanta paura può ancora fare a una dittatura inumana la memoria di una ragazza massacrata per un velo indossato non correttamente. Ed è intollerabile che il suo ricordo e il suo sacrificio siano infangati in un evento di portata mondiale, nel momento in cui si dovrebbe trovare la forza di urlare in faccia a un regime senza cuore tutta l’indignazione di chiunque voglia dirsi civile. Invece no, per la Fifa sono più importanti le pelose regole, pensate solo per non disturbare il manovratore e l’emiro di turno. Una responsabilità politica – politica, oltre che morale – del presidente Infantino. Lo stesso, del resto, che esattamente una settimana fa si lanciò in una sgangherata intemerata contro l’Occidente e l’Europa. In difesa di lor signori. Che dire di certi giornalisti, poi, sempre pronti a stigmatizzare dal loro trono di cinismo i giocatori che osino lanciare dei messaggi. Troppo sfacciatamente milionari per poter essere credibili. Sono gli stessi che quando Diego Armando Maradona inveiva contro la Fifa e il presidente Blatter gli davano del drogato o, nella migliore delle ipotesi, del pazzo. Il Diez aveva ragione, mentre la Fifa è rimasta sempre la stessa, anche dopo la caduta ignominiosa di Blatter (dove sono i soloni di allora?!). È solo un amaro e irrealizzabile sogno, ma lo avrei proprio voluto vedere Infantino alle prese con Diego. di Fulvio Giuliani

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