Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Quando Diego salì le scale

Esattamente 40 anni fa Diego Armando Maradona veniva accolto da 80mila spettatori allo Stadio San Paolo di Napoli

|

Quando Diego salì le scale

Esattamente 40 anni fa Diego Armando Maradona veniva accolto da 80mila spettatori allo Stadio San Paolo di Napoli

|

Quando Diego salì le scale

Esattamente 40 anni fa Diego Armando Maradona veniva accolto da 80mila spettatori allo Stadio San Paolo di Napoli

|
|

Esattamente 40 anni fa Diego Armando Maradona veniva accolto da 80mila spettatori allo Stadio San Paolo di Napoli

Molti conservano quel biglietto – costato mille lire – in una piccola teca, in un quadretto fissato al muro. Alcuni ancora nel portafogli. Altri lo tengono impresso sul cuore il tagliando per assistere alla presentazione allo Stadio San Paolo di Napoli – che ora si chiama Maradona – del calciatore più forte che abbia mai messo piede su un tappeto in erba, almeno nel campionato italiano, a tenersi bassi. E in Serie A hanno giocato decine di fenomeni dall’apertura delle frontiere. Solo un piccolo estratto: Zico, Platini, Van Basten e gli altri olandesi, Matthaeus, Ronaldo Il Fenomeno, Zidane, Cristiano Ronaldo e prima Kakà, Shevchenko. Nessuno però è stato come Diego, sbarcato in Campania esattamente 40 anni fa, accolto da 80 mila spettatori, compressi nelle gradinate per vederlo salire le scale dagli spogliatoi, palleggiare, arringare con un microfono. E’ stata un’epifania, per lui e per Napoli, ma anche per il calcio italiano: nulla è stato più lo stesso, tanta bellezza non si era mai vista.

E non si è ancora visto un rapporto così simbiotico tra un calciatore straniero – anche se il termine calciatore è davvero riduttivo per El Diez – e una città che non gli ha dato i natali ma che sembra avergli costruito a tavolino il dna. E’ ancora un mistero, quel legame, soprattutto per chi a Napoli non ci vive, o non ci ha vissuto in quel periodo storico. All’arrivo di Diego c’era Napoli del post terremoto, povera e impoverita dal malaffare, spaventata e violenta. Il Rinascimento neppure si intuiva. Diego l’ha rimessa sulla mappa, in cambio ha ricevuto devozione e protezione, è stato amato e odiato (altrove), è stato ben oltre quel sinistro incantato. Oggi, 40 anni dopo e a poco meno di quattro anni dalla sua dolorosa e controversa scomparsa, è ancora un volto della città, avvolto nella leggenda per chi era troppo piccolo per capire, oppure che è nato dopo il suo commiato. E’ un’icona, un testo visivo da tramandare, un pezzo del repertorio, come Totò, Eduardo, Massimo, Pino. Ma forse anche di più. Perché è ancora avvertito sottopelle. In sostanza, Diego a Napoli non è mai morto.

Il calciomercato è certamente cambiato in 40 anni. Soprattutto negli ultimi dieci. Oggi un Diego Maradona mai potrebbe finire ad un club come il Napoli, per due motivi: il calcio italiano ha perso posizioni, contano sempre più i soldi, i fatturati, contano sempre meno i sogni. L’altra motivazione è ancora più forte: uno come Diego non rinasce. Non può rinascere.

Di Nicola Sellitti

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

L’Italia vola con Jannik e Matteo

21 Novembre 2024
Coppa Davis: l’Italia batte l’Argentina (2-1) e vola in semifinale contro l’Australia che supera…

Gli scacchi e la loro moderna evoluzione

21 Novembre 2024
Il match per il titolo mondiale maschile di scacchi richiama l’attenzione verso un giuoco antico…

Troppo odio e negatività, LeBron James annuncia lo stop dai suoi social

21 Novembre 2024
“Lo sport è l’unica cosa che ancora unisce e non divide”, LeBron James stacca dai social in segn…

L’anno che sconvolse il tennis

21 Novembre 2024
Non riusciamo neanche più a fare l’elenco dei trionfi, delle posizioni in classifica scalate, de…

LEGGI GRATIS La Ragione

GUARDA i nostri video

ASCOLTA i nostri podcast

REGISTRATI / ACCEDI

Exit mobile version