Quella positività che turba le Olimpiadi
Non c’è solo il Covid a impensierire gli atleti. Anche su Tokyo 2020 aleggia l’ombra del doping e nel mirino ci sono ancora loro: i russi. Ma non erano stati squalificati?
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Quella positività che turba le Olimpiadi
Non c’è solo il Covid a impensierire gli atleti. Anche su Tokyo 2020 aleggia l’ombra del doping e nel mirino ci sono ancora loro: i russi. Ma non erano stati squalificati?
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Non c’è solo il Covid a impensierire gli atleti. Anche su Tokyo 2020 aleggia l’ombra del doping e nel mirino ci sono ancora loro: i russi. Ma non erano stati squalificati?
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Non c’è solo il Covid a impensierire gli atleti. Anche su Tokyo 2020 aleggia l’ombra del doping e nel mirino ci sono ancora loro: i russi. Ma non erano stati squalificati?
Nemmeno la proverbiale organizzazione giapponese è riuscita a tenere lontane le polemiche da Tokyo 2020. Le Olimpiadi sono cominciate in salita, mal digerite dalla popolazione locale timorosa per un possibile aumento dei contagi. Poi il caso mediatico che ha coinvolto il Presidente del Comitato Olimpico nipponico Yasuhiro Yamashita, fotografato senza mascherina mentre assisteva a una gara nei primi giorni del grande evento.
I timori dei giapponesi non erano senza fondamenta: a distanza di poco più di una settimana il tasso di positività all’interno del villaggio olimpico sale in maniera costante.
A gettare ombre sulle Olimpiadi però non c’è solo il Covid ma anche il doping. Nel mirino, di nuovo, la Russia, squalificata per quattro anni, poi ridotti a due, da tutte le competizioni sportive internazionali dalla Wada, l’Agenzia Mondiale antidoping, per lo scandalo del doping di stato. Tuttavia, sono circa 330 gli atleti russi che gareggiano con l’acronimo “Roc”(Russian Olympic Committee), per risolvere il problema di non poter gareggiare sotto la bandiera della Russia, evitando i colori nazionali e non potendo cantare l’inno durante le premiazioni.
L’americano Ryan Murphy e l’inglese GreenBank arrivati rispettivamente secondo e terzo nella 200 metri dorso hanno comunque lamentato dei seri dubbi sulla prestazione del Russo Evgenij Rylov, che ha vinto la gara a nuoto arrivando primo, dopo aver esordito già con una medaglia d’oro nei 100 metri.
Il caso fa discutere e fa ripensare alla vicenda dei due nuotatori russi Alexandr Kudashev e Veronika Andrusenko, provvisoriamente sospesi con accuse di violazioni delle regole antidoping 9 giorni prima dell’inizio dei giochi olimpici di Tokyo.
Lo sconcerto che traspare tra gli atleti delle altre nazionalità risiede nel fatto che la bandiera Russia non c’è. Ma gli atleti della più grande nazione al mondo sì, e continuano a vincere.
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di Marco Mauri
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