Questione di maglia e di cuore
| Sport
Il calcio dimentica la tradizione. La maglia della propria squadra del cuore è un qualcosa di intimo per un tifoso: i colori, le strisce sono simboli che non dovrebbero essere toccati. Il marketing, ossia l’esigenza di vendere sempre più maglie, stravolge questo pensiero.
Questione di maglia e di cuore
Il calcio dimentica la tradizione. La maglia della propria squadra del cuore è un qualcosa di intimo per un tifoso: i colori, le strisce sono simboli che non dovrebbero essere toccati. Il marketing, ossia l’esigenza di vendere sempre più maglie, stravolge questo pensiero.
| Sport
Questione di maglia e di cuore
Il calcio dimentica la tradizione. La maglia della propria squadra del cuore è un qualcosa di intimo per un tifoso: i colori, le strisce sono simboli che non dovrebbero essere toccati. Il marketing, ossia l’esigenza di vendere sempre più maglie, stravolge questo pensiero.
| Sport
Ogni appassionato di calcio, a qualsiasi latitudine, sviluppa un rapporto simbiotico con la maglia della squadra del cuore. È qualcosa di intimo, che non si può spiegare razionalmente: i colori, la maglia sono qualcosa di sacro. Laicamente parlando, si intende.
Non si toccano (non si dovrebbero toccare) le strisce verticali bianconere, nerazzurre e rossonere, il leggendario granata, il glorioso rossoblù verticale, l’azzurro del cielo, il celeste, le bande orizzontali bianche rosse e nere su sfondo blu, la grande fascia rossa su sfondo bianco, il rosso vermiglio, il blaugrana, il biancorosso verticale, la fascia obliqua rossa su fondo bianco e il giallo sul blu.
Potremmo andare avanti all’infinito, solo che il marketing – vale a dire l’esigenza di vendere sempre più maglie, più volte all’anno – ha stravolto tutto questo. Giocando sulle seconde e terze divise da gioco e arrivando infine a intaccare la suddetta sacralità della ‘prima maglia’. Il vestito del cuore di tanti di noi.
In Italia e in Inghilterra, le regole volute dalle Federazioni per porre un limite a questa deriva e al salasso dei portafogli dei tifosi sono nel mirino di chi vorrebbe una totale deregulation. Anche nei grandi quotidiani sportivi non ci si preoccupa troppo della storia. Da parte nostra, non amiamo l’idea della resa all’andazzo generale, perché ignorare la tradizione significa disprezzare i sentimenti di milioni di persone. Un gioco che può rendere molto nell’immediato, ma trasformarsi in un boomerang allentando l’empatia tifoso-squadra.
di Diego de la Vega
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
-
Tag: calcio
Leggi anche
Ginnastica ritmica shock (due anni dopo). Emanuela Maccarani licenziata per i presunti maltrattamenti alle allieve
26 Marzo 2025
Si volta pagina nella ginnastica ritmica italiana. Un passo pesante (tardivo) che segna un cambi…
Brignone cannibale, anche la Coppa di Gigante è sua!
25 Marzo 2025
Altro podio, altra Coppa di specialità, stavolta in gigante, avvalorando così l’oro mondiale vin…
Esonerato Thiago Motta, arriva Igor Tudor. La Juventus era diversa
24 Marzo 2025
La Juventus non si abbassava ai riti propri del calcio italico, in cui quando non sai più che pe…
Juventus, Thiago Motta esonerato: storia di un fallimento
23 Marzo 2025
L’esonero di Thiago Motta con l’arrivo alla Juventus di Igor Tudor è la storia di un fallimento,…
Iscriviti alla newsletter de
La Ragione
Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.