Tolleranza zero nel Regno Unito verso chi si lascia andare a insulti razzisti. Anche sul web. Per combattere questa piaga si prova a colpire uno degli ambiti più cari agli inglesi e dove il razzismo trova terreno fertile: il calcio. Priti Patel, Ministro dell’Interno britannico, si è fatto promotore di un testo di legge che vuole estendere, anche a chi offende su internet, il divieto di accedere alle manifestazioni sportive come già previsto per gli autori di cori violenti, razzisti e omofobi. Se la legge dovesse passare i tifosi rischiano un Daspo fino a 10 anni per tutte le partite di calcio.
Una legge che creerebbe un precedente importante e che sarebbe buona idea estendere anche al nostro Paese, dove troppe volte si assiste a vergognosi episodi di razzismo allo stadio. Non sono più accettabili cori contro i calciatori di colore, a cui seguono i “buu” e i versi da scimmia. Balotelli e Koulibaly sono due tra i più bersagliati da questa ignoranza.
Spesso i giocatori fanno finta di niente per non dare soddisfazione a chi è allo stadio solo per insultare. La soluzione “all’inglese”, che identifica i colpevoli e li punisce, è necessaria per far sì che torni il piacere di andare a vedere le partite senza aver paura di assistere a certe scene.
Se questa decisione venisse presa anche nel nostro Paese, che cosa accadrebbe? Si rischierebbe di avere stadi mezzi vuoti e non a causa delle restrizioni dovute al Coronavirus. Ma come dice il detto “meglio pochi ma buoni”, perché il razzismo è in primis una cattiveria senza giustificazioni.
di Filippo Messina
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