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Rombo di Tuono

Rombo di Tuono per sempre. L’Italia ai piedi del mito

Il ricordo di Giggiriva, scritto attaccato, tra i migliori calciatori italiani della storia. L’amore per Cagliari, i silenzi, i gol: questo e tanto altro è Rombo di Tuono
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Rombo di Tuono per sempre. L’Italia ai piedi del mito

Il ricordo di Giggiriva, scritto attaccato, tra i migliori calciatori italiani della storia. L’amore per Cagliari, i silenzi, i gol: questo e tanto altro è Rombo di Tuono
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Rombo di Tuono per sempre. L’Italia ai piedi del mito

Il ricordo di Giggiriva, scritto attaccato, tra i migliori calciatori italiani della storia. L’amore per Cagliari, i silenzi, i gol: questo e tanto altro è Rombo di Tuono
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Il ricordo di Giggiriva, scritto attaccato, tra i migliori calciatori italiani della storia. L’amore per Cagliari, i silenzi, i gol: questo e tanto altro è Rombo di Tuono
Giggiriva. Tutto attaccato. Se n’è andato Rombo di Tuono, il più iconico dei soprannomi – molto più di un soprannome – mai dato a un protagonista del nostro calcio. Straordinario attaccante, un fisico che sembrava fosse stato scolpito dalle mani di un artista italiano del Rinascimento. I tratti squadrati del volto che quello stesso Gianni Brera, autore del Rombo di Tuono, descrisse come propri di un Dio greco. Tratti di penna di grandi cantori, immagini di un calcio che si affidava moltissimo al racconto per sopperire alla povertà di immagini. All’omerica narrazione orale. Gigi Riva appariva – come un Dio greco del pallone, appunto – per disegnare parabole mai viste. Far fare al pallone un rumore che era tutto suo. Ha parlato pochissimo per una vita, scegliendo la terra in cui forse più che in qualsiasi altra conta un semplice tremito del volto per farsi riconoscere. Il silenzio della presenza. La scelta dell’amata Sardegna per sempre. Come per sempre Giggiriva resterà tutto attaccato. Lo scudetto del Cagliari non è solo uno straordinario risultato sportivo per una squadra che prima di Gigi non aveva rappresentato nulla nel panorama calcistico italiano e dopo di lui avrebbe sì occupato con discreta stabilità un angolino della nostra serie A, ma senza mai neppure potersi avvicinare a quelle vette. A quella bellezza. A quelle emozioni. Che non sarebbero mai esistite senza la scelta di Riva di legarsi indissolubilmente alla terra di Sardegna. A Cagliari, senza dubbio, ma a tutta un’isola, una terra che forse una vita intera non è sufficiente a comprendere se si viene da fuori. Dal continente. E lui non solo arrivava da quel continente all’epoca remoto – erano gli anni in cui si forgiava il mito della costa Smeralda, ma per il resto la Sardegna restava una terra sostanzialmente di misteri – nello specifico da un paesello sperduto nella provincia lombarda. Sperduto Leggiuno, sperduta la Sardegna. Forse era scritto, forse semplicemente per quest’uomo silenzioso e ferreo la Sardegna era casa, era nel destino. Certo, c’è il pallone, una marea di goal, il record forse ineguagliabile di reti con la maglia della Nazionale, ma c’è soprattutto l’hombre vertical. Il mito che non molla, non recede, non arretra per la sua terra. Mai. Questo è un giorno di incredibile dolore per tutti i sardi, ovunque siano nel mondo, perché nessuno come lui li ha fatti sentire importanti e anche compresi. Perché la leggenda ha scelto di vivere, pensare (quasi non parlare) e amare come loro. Di quell’amore esclusivo e totalizzante per una terra che ti entra nell’anima come la luce abbacinante quando tocchi terra a Cagliari. Era successo anche a lui, una vita fa. Una vita da Rombo di Tuono. di Fulvio Giuliani

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