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Scontri ultras: il Daspo non serve a contrastare i delinquenti

Delinquenti. Questo sono i soggetti che domenica hanno messo in scena una guerriglia lungo l’Autostrada del Sole. Eppure, finché verranno evocate immagini che sottolineino una presunta “specificità” del mondo del calcio continueremo a fare un regalo a questi criminali
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Scontri ultras: il Daspo non serve a contrastare i delinquenti

Delinquenti. Questo sono i soggetti che domenica hanno messo in scena una guerriglia lungo l’Autostrada del Sole. Eppure, finché verranno evocate immagini che sottolineino una presunta “specificità” del mondo del calcio continueremo a fare un regalo a questi criminali
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Scontri ultras: il Daspo non serve a contrastare i delinquenti

Delinquenti. Questo sono i soggetti che domenica hanno messo in scena una guerriglia lungo l’Autostrada del Sole. Eppure, finché verranno evocate immagini che sottolineino una presunta “specificità” del mondo del calcio continueremo a fare un regalo a questi criminali
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Delinquenti. Questo sono i soggetti che domenica hanno messo in scena una guerriglia lungo l’Autostrada del Sole. Eppure, finché verranno evocate immagini che sottolineino una presunta “specificità” del mondo del calcio continueremo a fare un regalo a questi criminali
Sono delinquenti. Non sapremmo definire in altro modo – né abbiamo intenzione di farlo – i soggetti che domenica hanno messo in scena una guerriglia lungo l’Autostrada del Sole. Evitiamo di entrare nel merito delle mancate convalide dei pochi fermi eseguiti in flagranza di reato, perché non conosciamo i dettagli e non li riteniamo rilevanti per un ragionamento complessivo. Fino a quando insisteremo ad aggiungere – nei commenti a episodi come quello di domenica – postille, aggettivi, immagini che rimandino a una presunta “specificità” del mondo del calcio continueremo a far loro un regalo. Non una giustificazione, quello no, ma una sorta di contesto in cui provare a spiegare l’incomprensibile. Questi signori pianificano agguati in una sconfortante parodia paramilitare e vanno stroncati individuando le responsabilità personali, ma anche capi e talvolta burattinai. Da anni hanno abbandonato i loro stessi simboli tribali con i colori delle squadre, vestono tutti uguali, usano un linguaggio di segni e simboli, parlano in codice, si muovono utilizzando automobili e Van noleggiati da insospettabili prestanome. Quelli che abbiamo visto in azione domenica sono qualcosa in più che semplici teppisti: sono delinquenti, divisi in capi che programmano e ordinano e in soldati che eseguono. Come emerso dalle indagini condotte in giro per l’Italia, i gruppi cosiddetti “ultras” sono in diversi casi da tempo infiltrati pesantemente dalla criminalità organizzata. L’ideologia, perlopiù di destra (sarebbe interessante verificare quanto determinati soggetti capiscano di certi slogan), è soltanto un paravento. Nel caso dei gruppi napoletani protagonisti con i romanisti del Far West in autostrada, la politica neanche fa capolino e i gruppuscoli fanno spesso direttamente riferimento a diversi clan della criminalità locale. Pensare di affrontare un simile fenomeno con i Daspo si commenta da solo, anche perché la gran parte dei leader di questi gruppi sono “pluridaspati” da una vita e continuano a combinare disastri. Vietare le trasferte è un classico e probabilmente si tornerà a questa misura, ma solo dopo Napoli-Juventus di oggi «perché i biglietti erano stati già venduti». Tralasciando che l’istituto del rimborso non ci risulta sia stato ancora abolito, il tema resta più ampio: un tempo ci s’illudeva di controllare gli “ultras” in trasferta con i treni speciali e finì malissimo. Poi si è passati a vietare le trasferte e controllare in modo sempre più stringente gli stadi (opera meritoria quest’ultima, sia chiaro) e i delinquenti hanno semplicemente spostato i loro agguati lontano dei teatri delle partite. Più che i paroloni e le roboanti minacce, servono la repressione e l’applicazione della legge in tempi ragionevoli. Alle società è doveroso chiedere una totale presa di distanza da soggetti con cui negli anni sono state spesso accondiscendenti, quando non protettive. Un’evoluzione positiva oggettivamente c’è stata e oggi i club appaiono molto meno ricattabili di un tempo dai gruppuscoli “ultras”. Questi ultimi, nelle loro versioni più estreme, continuano a seguire solo i loro ‘codici’ distorti. Fra questi, risse a cinghiate e bastonate ma senza lame (eppure c’è sempre qualcuno che ‘dimentica’ questo balordo accordo e le ferite d’arma da taglio sono la regola) e, poi, tutti contro i romanisti. Dalla tragedia del tifoso azzurro Ciro Esposito, morto nel 2014, un patto non scritto ha portato anche gruppi storicamente nemici a stringere momentanee ‘alleanze’ se c’è da menare un “ultras” giallorosso. In curva, a Napoli, si arrivò a fare la colletta per dare una mano alle spese legali di alcuni “ultras” dell’Atalanta finiti nei guai per la caccia al romanista. Davanti a una realtà distorta come questa e al rovesciamento di qualsiasi legge e logica, Daspo e divieti di trasferte rischiano di servire a poco. Anche imputare al governo di aver fatto la voce grossa sui rave e mostrarsi impotente con gli “ultras” lascia il tempo che trova: francamente, non avevamo bisogno dei delinquenti dell’A1 per scrivere che il decreto rave era stato pensato male e compilato peggio. Di Fulvio Giuliani

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