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Il campione senza paragoni

Sinner va goduto nella sua totale unicità: perché uno così – perdonateci la frase fatta – nasce una volta ogni cinquant’anni ed è il re della sua epoca

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Il campione senza paragoni

Sinner va goduto nella sua totale unicità: perché uno così – perdonateci la frase fatta – nasce una volta ogni cinquant’anni ed è il re della sua epoca

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Il campione senza paragoni

Sinner va goduto nella sua totale unicità: perché uno così – perdonateci la frase fatta – nasce una volta ogni cinquant’anni ed è il re della sua epoca

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Sinner va goduto nella sua totale unicità: perché uno così – perdonateci la frase fatta – nasce una volta ogni cinquant’anni ed è il re della sua epoca

Cerco nella memoria dei paragoni che abbiano un senso. Ho sempre amato lo sport, sin da ragazzino, e posso dire di avere una discreta memoria storica alle spalle. Anche di straordinari campioni azzurri, per grande fortuna.

Come Jannik Sinner, però, pochissimi. Per la portata dei successi, la mostruosa superiorità mostrata in campo rispetto ad avversari sino a un anno e mezzo fa considerati superiori o addirittura irraggiungibili. Per quel senso di “mai visto“ che si è materializzato la prima volta agli Australian Open, per poi trovare continue conferme. Sempre più su, passando dal N.1 raggiunto durante il Roland Garros, tutti i tornei vinti o sfuggiti per un nulla, i trionfi di New York e poi alle Finals di Torino. Vittorie sognate dal nostro Tennis per decenni e decenni.

Basti pensare che la mia generazione era fatta da bimbi delle elementari quando assaggiò la gloria, per poi dimenticarla dopo i trionfi dell’era Panatta. Ci eravamo abituati all’idea di essere alla periferia dell’impero, di dover guardare a rispettosa distanza i mostri inavvicinabili dell’era dei Fab Three.

Sino a che si è presentato questo ragazzone. Un predestinato – si disse – e avevano ragione, anche se per un po’ in tanti non ci hanno creduto. Talvolta per banale incompetenza, in altri casi per scaramanzia o perché in troppe occasioni avevamo sperato e non ci volevamo illudere e bruciare ancora.

Poi, tutti i pezzi sono andati al loro posto e l’incredibile ha cominciato a ripetersi con stupefacente regolarità. Ci volgiamo indietro, dunque, e ci chiediamo chi possa essere paragonabile a Sinner: in verità, nessuno. Gli altri super fenomeni dello sport azzurro sono sempre stati caratterizzati da caratteri esplosivi o comunque singolari. Nel caso di Jannik, a lasciarti senza fiato è l’applicazione assoluta, il lavoro continuo e il sacrificio che traspaiono da ogni sua parola o gesto. Assolutamente impressionante.

Da puro III millennio – aggiungeremmo – pensando a epoche diverse dello sport, quando il talento in quanto tale riusciva a pesare di più. Oggi, senza una cultura del lavoro maniacale non reggi neanche due mesi, figuriamoci due anni. O neppure questo incredibile, inimmaginabile 2024.

Così, a differenza anche di quanto siamo stati spinti a fare più di una volta, ci si rende conto che i paragoni sono probabilmente inutili. Certamente superflui.
Sinner va goduto nella sua totale unicità: perché uno così – perdonateci la frase fatta – nasce una volta ogni cinquant’anni ed è il re della sua epoca.

di Fulvio Giuliani

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