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Sofia e Diego

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Parlando della sua epica vittoria in discesa a 12 ore da un’operazione, Sofia Goggia ha citato Diego Maradona e “La mano de Dios”, ribattezzata ne “La mano di Sofia”. Personaggi lontanissimi, ma certi fenomeni trovano sempre il modo di riconoscersi

Sofia e Diego

Parlando della sua epica vittoria in discesa a 12 ore da un’operazione, Sofia Goggia ha citato Diego Maradona e “La mano de Dios”, ribattezzata ne “La mano di Sofia”. Personaggi lontanissimi, ma certi fenomeni trovano sempre il modo di riconoscersi
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Sofia e Diego

Parlando della sua epica vittoria in discesa a 12 ore da un’operazione, Sofia Goggia ha citato Diego Maradona e “La mano de Dios”, ribattezzata ne “La mano di Sofia”. Personaggi lontanissimi, ma certi fenomeni trovano sempre il modo di riconoscersi
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“È stata la mano di Sofia”: la definizione più bella della vittoria straordinaria e dai contorni da romanzo nella discesa di St. Moritz, alla fine l’ha data proprio lei. Sofia Goggia, commentando il trionfo 24 ore dopo la frattura della mano sinistra e 12 ore dopo l’intervento chirurgico a Milano, ha citato Diego Armando Maradona e “La mano de Dios”. E lo ha fatto all’immediata vigilia della finale dei campionati mondiali di calcio, che vedrà l’Argentina in campo oggi pomeriggio contro la Francia 36 anni dopo i giorni de “La mano di Dio“ in Messico. Personaggi lontanissimi Sofia e Diego – nel tempo e nella sostanza, oltre che nella disciplina – eppure i fenomeni dello sport hanno questo: si rincorrono, si riconoscono, si ritrovano anche a distanza di ere. Sofia Goggia non è solo la più grande discesista di sempre della storia dello sci alpino Italiano per la qualità delle sue vittorie – oltre il numero, è arrivata a 20 in Coppa del Mondo raggiungendo l’eterna rivale Federica Brignone – ma in particolare la sostanza di tanti dei suoi successi. Sono spesso epici, esagerati, oltre il limite, perché frutto di una visione dello sport e della vita fatta di pura furia agonistica, accompagnata da una sensibilità e passione per la velocità, il brivido, la ricerca del limite semplicemente unici. Sofia domina la discesa libera di Coppa del Mondo da due anni, indossando ininterrottamente il pettorale rosso che identifica la leader della classifica mondiale di specialità. Due anni, nella libera moderna, sono un’era geologica. Significa saper rispondere alla continua ricerca sui materiali (sci, in particolare), il perenne alternarsi di nidiate di giovanissime e talentuose avversarie. Tutte impegnate comprensibilmente a scalzare dal trono la macchina da discesa azzurra. Eppure, più il tempo passa, più si moltiplicano le pretendenti alla corona (e si accumulano gli infortuni), più Sofia Goggia resta inavvicinabile. Perché domina con la testa, prima ancora di mettere in moto una macchina fatta apposta per scappar via a una vita e a una carriera all’insegna della normalità. Di Fulvio Giuliani

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