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Corrado Orrico

“Solo il modo m’offende”, parla Corrado Orrico

Il leggendario Corrado Orrico sulla vicenda Lukaku tra Inter e Juventus: “Questa divisione in guelfi e ghibellini è tipicamente nostra”
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“Solo il modo m’offende”, parla Corrado Orrico

Il leggendario Corrado Orrico sulla vicenda Lukaku tra Inter e Juventus: “Questa divisione in guelfi e ghibellini è tipicamente nostra”
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“Solo il modo m’offende”, parla Corrado Orrico

Il leggendario Corrado Orrico sulla vicenda Lukaku tra Inter e Juventus: “Questa divisione in guelfi e ghibellini è tipicamente nostra”
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Il leggendario Corrado Orrico sulla vicenda Lukaku tra Inter e Juventus: “Questa divisione in guelfi e ghibellini è tipicamente nostra”
«Lukaku fra Inter e Juventus? Per me resta tutto in famiglia». Corrado Orrico è un personaggio unico. Lingua tagliente e mai a riposo, una schiettezza che non può che lasciarti incollato al telefono. Forse è l’unico individuo senziente in Italia a tifare sia per l’Inter che per la Juventus. E quindi la conversione – a quanto pare, tutt’altro che improvvisa – dell’attaccante belga verso il bianconero (dopo aver giurato amore interista e un bando a vita alla maglia juventina) non lo segna più di tanto: «Certo, non me l’aspettavo ma ormai nel caso italiano, dove mandano via in modo spietato una colonna come Maldini, cos’altro vuoi aspettarti?» dice l’ex allenatore dell’Inter negli anni Novanta. «A me l’operazione Lukaku suona tanto come un dispetto. Cristiano Giuntoli è uno parecchio sveglio e ha voluto partire con il botto, quindi cosa c’era di meglio che sfilare il calciatore dei desideri dell’Inter?». Orrico sottolinea giustamente che l’eventuale arrivo alla Juventus sarebbe una scelta professionale da rispettare di un professionista che «però avrebbe dovuto evitare di baciare quella maglia, metterci quel carico. È stato un po’ troppo disinvolto, questo sì. Stava trattando con la Juventus e cosa c’è di male? Di sicuro gli si può imputare la poca chiarezza e di aver applicato la politica dei due forni senza sapere cosa sia, non credo infatti fosse a conoscenza della dottrina andreottiana. Ma sulla scelta professionale del belga nulla si potrà dire» osserva. «Inoltre resta in Italia, a un’ora da Milano: una soluzione anche comoda dal punto di vista personale, ambito in cui nessuno deve entrare. Piuttosto, il belga va alla Juventus che è piena di dolori, di acciacchi, che deve essere ricostruita perché lo scorso anno era malfatta, non male allenata. Allegri ha un’altra chance di fare bene» riflette Orrico, secondo cui «basteranno pochi gol per prendersi il tifo juventino. I gol curano tutto o quasi». L’allenatore toscano considera il caso Lukaku una fotografia perfettamente riuscita dell’Italia, di cui il calcio altro non è che una propaggine: «Questa divisione in guelfi e ghibellini è tipicamente nostra; non accade in Inghilterra né in Spagna, dove pure Real Madrid e Barcellona poco si amano. Al ragazzo consiglio di trovare casa nei pressi di piazza San Carlo, ben difeso dagli juventini, perché dagli interisti arriveranno offese, contumelie, sfottò, sperando che tutto resti nella civiltà». Ma fra giravolte, pacchi di milioni di euro e sentimenti traditi, resta il campo: «Con Lukaku la Juventus trova un attaccante simile a Vlahovic ma più compiuto agonisticamente. I due si somigliano anche. Certo, il belga ha 30 anni e il serbo invece 23 e quindi si tratta di una carriera in divenire. Vedremo cosa accadrà, magari arrivano gli arabi e prendono entrambi..» chiude Orrico alludendo alla condizione del calcio italiano, che in queste settimane ha accolto anche buone notizie come il successo della Nazionale agli Europei Under 19 e la finale ai Mondiali Under 20 argentini. Giovani e forti dunque – alcuni magari con il potenziale adatto per giocarsi qualche carta in Serie A – ma che non troveranno spazio. Eppure, mentre i sauditi staccano assegni per i pochi campioni presenti nel nostro campionato, l’unica strada per ripartire è davvero puntare sui vivai, sui settori giovanili. L’hanno fatto i tedeschi, l’hanno fatto anche i francesi. Prima o poi, qualcuno lo capirà? di Nicola Sellitti  

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