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Napoli Salernitana

Sport (e calcio) maestro di vita

Nulla è scritto, le partite prima si giocano e poi si festeggiano: questa è la morale dello scudetto (per ora) mancato dopo Napoli- Salernitana

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Sport (e calcio) maestro di vita

Nulla è scritto, le partite prima si giocano e poi si festeggiano: questa è la morale dello scudetto (per ora) mancato dopo Napoli- Salernitana

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Sport (e calcio) maestro di vita

Nulla è scritto, le partite prima si giocano e poi si festeggiano: questa è la morale dello scudetto (per ora) mancato dopo Napoli- Salernitana

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Nulla è scritto, le partite prima si giocano e poi si festeggiano: questa è la morale dello scudetto (per ora) mancato dopo Napoli- Salernitana

Nulla è scontato. Nulla è scritto o ineluttabile. E lo sport sa essere crudele. Il copione sull’assegnazione dello scudetto al Napoli sembrava scritto. Una città in festa da ore, un flusso interminabile di tifosi misto ai visitatori. Un unico afflato collettivo. In più c’è stata la vittoria in rimonta dell’Inter sulla Lazio, ovvero la condizione necessaria per il trionfo partenopeo (oltre alla vittoria del Napoli sulla Salernitana), avanti sull’Inter ancora a 30 minuti dal termine.

Al triplice fischio a San Siro tutto era apparecchiato per apporre il sigillo a una cavalcata straordinaria e che resta straordinaria, perché il pareggio in sostanza nulla toglie al tricolore di Spalletti e soci. Il Napoli pure in vantaggio, il Maradona fratello gemello de La Bombonera, prima del gol di Dia.

Di mezzo si è messa la Salernitana. Di mezzo si è messo lo sport e le sue leggi non scritte: la prima è proprio che le partite vanno sempre giocate – come il Napoli ha comunque fatto -, che non esistono passaggi facili. Che tutto costa fatica, impegno e su tutto vigila anche il Fato, che ieri ha portato l’attaccante della Salernitana Dia a siglare un gol meraviglioso, di sinistro (non il suo piede), con la palla passata tra un nugolo di gambe. E che per vincere certe partite serve quel quid che ieri non si è visto. Nel basket si chiama clutch time e il più alto interprete in materia è Lebron James: nelle gare da dentro o fuori, ovvero vincere e andare avanti ai playoff oppure perdere e andare a casa, il bottino dell’asso dei Lakers è da 39 vinte e 12 perse. Quasi l’80% del totale. James ne ha vinte tante, alcune sconfitte sono state dolorose. Ha imparato, si è rialzato, è ripartito, poi ha vinto: è la legge dei fuoriclasse. Nel Napoli c’è traccia di fuoriclasse, la partita di ieri servirà da lezione.

Al Maradona non era certo una gara da dentro o fuori. E’ stata l’incredibile fame di successo e di festeggiamenti del popolo napoletano l’ha resa tale. Popolo che festeggerà entro pochi giorni o poche ore, magari mercoledì (Lazio-Sassuolo, il mancato successo dei romani consegna lo scudetto al Napoli), quasi sicuramente giovedì (c’è Udinese-Napoli, basta un punto ai campani). Con buona pace delle varie città italiane e anche campane che hanno festeggiato il mancato trionfo azzurro.

Restando al calcio italiano, ci sono state altre gare da dentro o fuori che sembravano scontate, senza poi diventarlo: Roma-Lecce dell’aprile del 1986 che costò praticamente lo scudetto ai giallorossi. O la pioggia di Perugia che rovinò i piani già scritti della Juventus, a favore della Lazio, o il 5 maggio 2002, la data che i tifosi dell’Inter vorrebbero cancellare, la sconfitta all’Olimpico con la Lazio che portò il tricolore alla Juventus. Pescando nel passato, c’è il Maracanazo ai Mondiali 1950 (Uruguay in finale che rovina la festa al Brasile padrone di casa), oppure la Grecia che nel 2004 ha battuto il Portogallo a domicilio nella finale degli Europei. Al Maradona la sceneggiatura è stata differente, ma lo sport ha ricordato uno dei suoi precetti essenziali: nulla è scritto, le partite si giocano, prima di festeggiare. Sennò gli dèi del gioco si mettono contro.

di Nicola Sellitti

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