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Un ciclone sulla Juve

15 punti di penalizzazione. Sentenza choc nel processo plusvalenze
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Un ciclone sulla Juve

15 punti di penalizzazione. Sentenza choc nel processo plusvalenze
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Un ciclone sulla Juve

15 punti di penalizzazione. Sentenza choc nel processo plusvalenze
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15 punti di penalizzazione. Sentenza choc nel processo plusvalenze
Una sentenza-terremoto per il pallone in Italia. L’ennesimo terremoto. Quindici punti di penalizzazione per la Juventus per il caso plusvalenze, ovvero per scambio sistematico di calciatori a prezzi ritenuti non congrui al loro valore di mercato. Due anni di inibizione per l’ex presidente della Juve, Andrea Agnelli. Inibizioni lunghe anche per gli altri ex vertici della società bianconera.

La Corte di Appello della Figc ha deciso di accogliere l’istanza di revocazione del processo plusvalenze, avviata dalla procura federale. Il processo si era chiuso in primavera, in primo e secondo grado, con l’assoluzione dei bianconeri. Le altre squadre coinvolte (dieci) nel processo sportivo sono state assolte. Tranne la Juve. Che si ritrova ora a una distanza siderale in campionato dal vertice, a 22 punti, al decimo posto, assai lontana dall’Europa. In attesa del ricorso, entro 30 giorni, al Collegio arbitrale dello Sport, l’ultimo grado di giudizio sportivo. Che potrà solo confermare le pene inflitte dalla Corte d’Appello, oppure annullarle. Come in una mano di blackjack.

Per i bianconeri, sono gli effetti dell’inchiesta Prisma della procura di Torino su plusvalenze e manovre sugli stipendi per i calciatori della Juventus, ad aver determinato il cambio di orizzonte per il club bianconero anche sul versante della giustizia sportiva. Intercettazioni, prove documentali, elementi nuovi che hanno cambiato la sceneggiatura del processo.  Per le altre squadre coinvolte – e assolte – nel processo che si è chiuso in primavera, c’è stato lo stesso verdetto. Per la Juventus, no. Un segnale chiaro: gli elementi in mano alla procura di Torino sono stati decisivi  anche per il tribunale della federcalcio.

I prodromi della sentenza choc della Corte d’Appello per i bianconeri si erano notati nel pomeriggio, con la richiesta da parte della procura federale della federcalcio della penalità di nove punti – da scontare a campionato in corso – per la Juventus, insieme all’inibizione di oltre un anno da incarichi sportivi per l’ex presidente Andrea Agnelli (16 mesi), per l’attuale direttore sportivo Federico Cherubini, per gli ex dirigenti Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene e Fabio Paratici (ora al Tottenham) e per tutti i membri dell’ex ormai consiglio di amministrazione juventino, che si è dimesso in blocco poco prima della notizia del rinvio a giudizio di Agnelli, Nedved, Paratici, Arrivabene e delle altre figure bianconere coinvolte nell’inchiesta Prisma.

Il procuratore della Figc, Giuseppe Chiné, si è detto convinto che le presunte operazioni fittizie sarebbero servite per coprire le perdite. Ipotesi respinta dai legali della Juventus, che prima che si pronunciasse la Corte d’Appello, hanno pure evidenziato come gli elementi forniti dalla procura della Figc non fossero in grado di mostrare “artificiose sopravvalutazioni” dei diritti delle prestazioni sportive degli atleti coinvolti in operazioni di mercato.

I legali della Juve inoltre avevano pure provato a giocarsi un’altra fiche, ovvero che la Procura della Figc avrebbe infatti ecceduto i termini per presentare la richiesta di riapertura del processo. Come emerso da articoli di stampa, la Procura aveva contattato i pm torinesi il 26 ottobre. Il giorno successivo si era diffusa la notizia di una visita a Torino di un inviato della Procura. Quindi i primi fatti nuovi sarebbero entrati in possesso della procura a fine ottobre. E il codice di giustizia sportiva prescrive il termine di 30 giorni per presentare la richiesta di revocazione, arrivata, invece, solo il 22 dicembre, ossia 56 giorni più tardi. Non è bastato.

La pena deve essere afflittiva, la Juventus in classifica deve finire ora dietro la Roma, fuori dalla zona delle Coppe Europee”. Questa una delle frasi del procuratore della Figc, Giuseppe Chinè, in uno scambio di battute con la difesa, durante l’udienza alla Corte d’Appello Federale. Così è stato. Ora l’attesa sarà lunga. Dieci giorni per le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello. Poi, il ricorso al Collegio arbitrale. Per la Juve, potrebbe essere l’inizio di un incubo. A marzo si apre il processo Prisma, con le accuse di falso in bilancio, aggiotaggio informativo e altre accuse assai pesanti.

di Nicola Sellitti

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