Valentino Rossi nella sua carriera ha rischiato tanto. La Moto GP è uno sport pericoloso che però ha sempre amato, anche quando gli ha presentato conti salatissimi come la morte di due suoi grandi amici, Marco Simoncelli e Daijiro Kato.
Una scelta giusta quella di lasciare, perché dettata dalla sua volontà.
Ha dimostrato a tutto il mondo cosa significhi essere dei fuoriclasse: “Non ho nessun rimpianto” ha affermato davanti alle telecamere. Eppure il Dottore ancora non ci pensa a stare lontano dalle piste. Chi pratica motorsport lo sa bene: quando si comincia, l’adrenalina ti scorre nelle vene e diventa una droga di cui non si può più fare a meno. Quella scarica Vale continuerà a cercarla gareggiando sulle quattro ruote, un altro sogno da realizzare anche se per lui è praticamente impossibile lasciare il segno anche lì. Rossi questo lo tiene in conto ma è pronto anche a partire da “perdente” perché, oggi lo sa, arrivare primi non è sempre tutto.
Dopo una vita trascorsa come una trottola da un capo all’altro del mondo, nessuno è pronto a immaginarsi un Valentino a riposo nel suo buen retiro immerso nelle campagne pesaresi. Si terrà sicuramente impegnato divertendosi con le moto all’interno del bellissimo Ranch, luogo diventato leggenda, la casa di Vale, dove si allenano anche i grandi campioni di domani.
Questo era il momento più opportuno per ritirarsi. Chi pensa diversamente si sbaglia, perché come ha detto Valentino “nello sport i risultati fanno la differenza e nel corso della stagione i risultati sono stati inferiori alle aspettative”.
Durante la sua carriera ci sono stati momenti bui: il passaggio nel 2011 in Ducati dove non ottenne alcuna vittoria, collezionando appena tre podi; nel 2015 dopo essere tornato in Yamaha da due anni, si vede sfumare un titolo mondiale.
La vita riserva anche momenti difficili, ha dimostrato innumerevoli volte quanta determinazione richieda questo sport. Tantissimi sacrifici prima di arrivare al personaggio che è ora. Ha fatto vivere domeniche indimenticabili a milioni di appassionati e non, grazie al suo umorismo, riuscendo a incollare allo schermo mamme e nonne di mezzo pianeta, anche chi di due ruote non ne capisce nulla.
Il destino lo riporta sulle auto.
Rossi iniziò a scoprire i motori a soli 9 anni sui Kart per merito di papà Graziano, ritenuto un mezzo più sicuro delle due ruote. Oggi a distanza di anni ritorna al volante con un’altra testa, vorrebbe gareggiare nelle 24 Ore di Le Mans.
Un’immagine pura di quel ragazzo così giovane che a 20 anni, compiuti nel 1999, si è laureato campione del mondo della 250 con Aprilia; a 30 anni, nel 2009, è diventato campione del mondo della MotoGP con Yamaha. Lui che nella vita è riuscito, sapendo padroneggiare tutte le sue moto dai cavalli imbizzarriti, compiendo imprese dalle storie irripetibili ed emozionanti.
Numeri da capogiro: 9 mondiali vinti, 115 gare vinte, 235 podi, 65 pole position e 96 giri veloci, possiamo definirlo un marziano per quel che è riuscito a realizzare nella sua carriera.
Non sono i soli numeri a renderlo il migliore, infatti il fatturato che gira intorno alla sua immagine fa spavento. Il Dottore resta un vero businessman, un Paperone dello sport italiano che grazie ai suoi investimenti raccoglie i frutti dalle società legate alla sua immagine. Aziende tra cui VR46 Racing Apparel, che si occupa del merchandising di Valentino e di altri piloti, VR46 Riders Accademy, VR46 Team, Test track, VR46 e VR46 Junior che portano i ricavi totali a superare i 30 Milioni di euro, ben differenti dal suo ingaggio in Yamaha fermo ad “appena” 7 Milioni di euro (sponsor esclusi che aumentano gli introiti per altre decine di milioni di euro).
La decisione è stata presa. Grazie per le emozioni che hai regalato, e per la storia che hai scritto.
Buona fortuna Dottore, continua a divertirti e a divertirci.
di Marco Mauri
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