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Wimbledon, si decide il re: Alcaraz favorito, ma Jannik c’è (eccome)

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L’attesa è altissima per la finale di Wimbledon 2025, per le aspettative sulla partita si va anche oltre. Sinner e Alcaraz, Alcaraz e Sinner

Wimbledon, si decide il re: Alcaraz favorito, ma Jannik c’è (eccome)

L’attesa è altissima per la finale di Wimbledon 2025, per le aspettative sulla partita si va anche oltre. Sinner e Alcaraz, Alcaraz e Sinner

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Wimbledon, si decide il re: Alcaraz favorito, ma Jannik c’è (eccome)

L’attesa è altissima per la finale di Wimbledon 2025, per le aspettative sulla partita si va anche oltre. Sinner e Alcaraz, Alcaraz e Sinner

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Manca ancora qualche ora ai primi scambi da fondocampo, mentre i coronati britannici prendono posto in tribuna. L’attesa è altissima, per le aspettative sulla partita si va anche oltre. Sinner e Alcaraz, Alcaraz e Sinner. Otto tornei del Grand Slam in due: sono cinque per Carlos, il resto per Jannik, che in due finali con lo spagnolo ha pure avuto a disposizione alcuni match point. Tutti vorrebbero il bis della finalissima di Parigi. Una partita meravigliosa e probabilmente irripetibile, inoltre ogni finale ha la sua sceneggiatura. Inutile anche provarci. Alcaraz, per quello che conta, parte un filo avanti nei pronostici, non fosse altro perché è alla terza finale consecutiva sull’erba londinese e poi per le sue caratteristiche tecniche che lo rendono un unicum attualmente nel panorama mondiale sui prati. Creativo, talentuoso, conoscitore del gioco di volo: solo Roger Federer e forse John McEnroe hanno saputo esibire negli anni un campionario così articolato. Ecco perché Carlos scatta in pole position per il suo tris a Wimbledon. Anche se nel corso del torneo ha mostrato qualche leggero passaggio a vuoto. Solo dettagli.

Ma c’è – per fortuna – anche l’altro lato della Luna. E non riguarda Alcaraz, che tra l’altro ha mostrato una continuità di rendimento in primavera mai vista in precedenza, vincendo a Montecarlo, Roma, Parigi (Roland Garros) e al Queen’s, senza patire minimamente il balzo tra terra rossa ed erba. Invece sono quattro finali in fila nelle prove del Grand Slam per Sinner. Senza insistere sul quartetto in grado di fare questo percorso dal 1995 – Federer, Nadal, Djokovic, Murray -, il dato indica una completezza tecnica ormai definita.

Il percorso di adattamento di Sinner sulle superfici meno congeniali – “il rosso” e appunto l’erba, mentre sul cemento indoor e all’aperto Jannik è senza dubbio il migliore al mondo – è praticamente ultimato. Soprattutto sui prati: è migliorato il servizio, la rotazione della prima di servizio, oltre alla capacità di giocare quasi di mezzo volo, mentre il rosso richiede rotazioni più ampie. Un corso di laurea per Jannik portato a compimento in un anno: il ragazzo, come ormai sanno tutti, impara bene e in fretta.

C’è un altro elemento sul tavolo: se Jannik è quello che ieri per un’ora e spiccioli ha preso a pallate Djokovic, il paesaggio di Wimbledon cambia. La stessa versione di Sinner si è vista nei primi due set in finale a Parigi, lasciando Alcaraz senza alcun argomento. Dunque, quando si vede quel tipo di Sinner, cioè feroce, preciso, aggressivo, espressione di un power tennis inavvicinabile, l’italiano non ha rivali. Il discorso muta nelle pieghe della partita, quando Jannik scende un po’ di livello, di intensità e gli si presenta dinanzi un altro piano partita. È il punto dolente delle precedenti finali. Lì c’è la chiave per il successo. Vedremo se da Parigi a Londra sarà cambiato qualcosa.

di Nicola Sellitti

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