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Zaniolo

Zaniolo e non solo, fuori di pallone

Zaniolo inseguito sotto casa, assente agli allenamenti e ora costretto a restare alla Roma. E poi Berardi minacciato assieme alla moglie
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Zaniolo e non solo, fuori di pallone

Zaniolo inseguito sotto casa, assente agli allenamenti e ora costretto a restare alla Roma. E poi Berardi minacciato assieme alla moglie
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Zaniolo e non solo, fuori di pallone

Zaniolo inseguito sotto casa, assente agli allenamenti e ora costretto a restare alla Roma. E poi Berardi minacciato assieme alla moglie
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Zaniolo inseguito sotto casa, assente agli allenamenti e ora costretto a restare alla Roma. E poi Berardi minacciato assieme alla moglie

Zaniolo inseguito sotto casa, assente agli allenamenti e ora costretto a restare alla Roma. E poi Berardi minacciato assieme alla moglie, vittima di un vomito di offese online per una semplicissima foto piazzata su Instagram. Intimidazione fisica, nel caso di Zaniolo. Una tastiera con profilo sconosciuto, come sempre più spesso accade, nel caso di Berardi. Due situazioni che sono spie di un potenziale pericolo, ma tutto scorre, tutto appare lecito, non ci sono più barriere di disintermediazione. Azione e reazione. Anche pericolose. Poche le (dovute) prese di distanza. Si pensa più ad altro, quasi sempre al bilancino sui conti.

La moglie di Berardi aveva pubblicato sul suo profilo Instagram una foto con il numero 5 e l’immagine di un televisore sintonizzato su Milan-Sassuolo 2-5: l’innesco di una serie infinita di offese, di minacce all’indirizzo della coppia. Tra le espressioni scritte online, «Crepate», «Se vedo tuo marito lo uccido», «Cornuta». La consorte della punta del Sassuolo ha preannunciato il ricorso in sede legale, per individuare i soliti svalvolati leoni da tastiera che si sono presi la briga di produrre questo genere di offese. L’auspicio è che si proceda rapidamente, come avvenuto in Inghilterra dopo la finale di Euro 2020: Saka, Rashford e Sterling – ipnotizzati da Donnarumma nella batteria finale dei rigori – presi di mira sui social per il colore della pelle. Quattro arresti.

Sarebbe il caso che ci siano conseguenze giudiziarie anche per i teppisti che hanno attentato all’incolumità fisica di Zaniolo. Nel frattempo, qualche riflessione: l’esercizio della critica resta ovviamente legittimo. In particolare Zaniolo – con il suo comportamento, la richiesta di essere ceduto, la decisione di farsi da parte rifiutandosi di giocare – si è attirato parecchie antipatie. E rientra anche nella fisiologia dell’era social che profili pubblici come i calciatori, peraltro nazionali come Zaniolo e Berardi, si ritrovino degli hater pronti a passarli allo scan a ogni singolo passo. È l’altro lato della luna della celebrità, della visibilità, dei contratti di sponsorizzazioni con aziende, della ricchezza.

Nel caso di Zaniolo ci sono altri attori. Sia José Mourinho sia la dirigenza della Roma, per marcare la distanza dal comportamento del calciatore, l’hanno messo in piazza. Ora Zaniolo vuole portare la Roma in tribunale per mobbing e pressioni psicologiche. Il calciatore resta un asset economico della società, che ha provato a tutelare conti e competitività sul mercato. Non è andato via, resterà a parte fino a giugno. Il Bournemouth, club di piccolo taglio della Premier League, aveva messo sul tavolo 30 milioni di euro. Indubbiamente era un’occasione l’Inghilterra, dove la bolla cresce sempre di più, dove le società hanno speso oltre 660 milioni di euro in un mese. Dove il Chelsea del magnate americano Todd Boehly ha investito la folle somma di 922 milioni di euro per il restyling dei Blues (acquistati per oltre 4 miliardi di euro) e 320 solo a gennaio (un terzo dei quali per convincere l’asso argentino Enzo Fernandez a lasciare subito il Benfica).

Chiusosi il mercato, è il tempo perfetto per un invito alla calma, alla distensione. Sarebbe il caso che anche l’Assocalciatori si faccia sentire, sia sul caso Zaniolo che sulle minacce online a Berardi. Che è stato sostenuto subito dal Sassuolo, il suo club. Ma non basta.

di Nicola Sellitti 

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