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AI, tra potenzialità e problemi 

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Come spesso accade con le tecnologie di comunicazione, il dibattito sull’AI innescatosi di questi tempi ripropone la contrapposizione fra ‘apocalittici’ e ‘integrati’

AI, tra potenzialità e problemi 

Come spesso accade con le tecnologie di comunicazione, il dibattito sull’AI innescatosi di questi tempi ripropone la contrapposizione fra ‘apocalittici’ e ‘integrati’

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AI, tra potenzialità e problemi 

Come spesso accade con le tecnologie di comunicazione, il dibattito sull’AI innescatosi di questi tempi ripropone la contrapposizione fra ‘apocalittici’ e ‘integrati’

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Come spesso accade con le tecnologie di comunicazione, il dibattito sull’AI innescatosi di questi tempi ripropone la contrapposizione fra ‘apocalittici’ e ‘integrati’ che diede il titolo a un famoso testo di Umberto Eco. Recentemente il dibattito è stato innescato dalla pubblicazione di uno studio del Massachusetts Institute of Techology (Mit) dal titolo “Il tuo cervello e ChatGpt: accumulazione di debito cognitivo nell’usare un assistente di intelligenza artificiale per compiti di scrittura”: in un esperimento condotto su gruppi diversi è infatti emerso che l’utilizzo di ChatGpt rischierebbe di ridurre il livello di attivazione cerebrale di chi ne fa uso per comporre testi.

Esistono tuttavia numerose altre indagini che, in linea di massima, sono concordi nel ritenere positivi gli effetti dell’utilizzo di tali strumenti per la didattica. Per esempio, recentemente è stata diffusa una pubblicazione del gruppo di ricerca di Casco Learning; nel corso di quest’anno sono stati raccolti dati sugli studenti di due scuole superiori, una a Parma (ITT Rondani) e una a Lucca (ISI Pertini): il 70,4% degli intervistati vede “abbastanza positivamente” e il 18,9% “molto positivamente” l’impiego dell’intelligenza artificiale. Grazie ai contenuti ‘adattativi’, l’AI consente infatti di personalizzare la somministrazione delle lezioni, in modo da tener conto dei differenti livelli degli alunni. Si può così contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’inclusività e dell’equità, per esempio per migliorare la qualità dell’apprendimento di studenti con disabilità o bisogni specifici. L’intelligenza artificiale facilita inoltre lo svolgimento di compiti ripetitivi: questo si concilia senz’altro con l’esigenza dei docenti di liberare tempo e risorse per svolgere attività prettamente intellettuali.

Mario Caligiuri, ordinario di Pedagogia presso l’Università della Calabria, delinea per i sistemi di intelligenza artificiale un orizzonte innovativo. Ne parla nei termini di quella che definisce una sua provocazione intellettuale: «Invece di istruire gli algoritmi per indurre ai consumi, vanno istruiti per attivare le aree del cervello che inducono al ragionamento». Sviluppando la funzione educativa degli algoritmi è insomma possibile arginare il rischio di esserne dominati. Secondo Caligiuri un ruolo centrale dovrebbe essere quello degli investimenti pubblici in questo settore, con l’obiettivo di sviluppare in pieno le potenzialità dell’individuo e della mente umana. Per portare avanti un tale impegno, il docente ha contribuito alla fondazione del Consiglio per l’Educazione alla Sicurezza Nazionale (Cesn). Bruno Frattasi, direttore generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, ricopre il ruolo di presidente di tale organismo, che si occuperà anche di intelligenza artificiale.

Pur evidenziando le criticità sopra menzionate, lo studio del Mit contribuisce in fondo a tracciare una direzione simile a quella immaginata da Caligiuri. Scorrendo i risultati della ricerca si apprende infatti che «quando i partecipanti (all’esperimento, ndr.) riproducono dei suggerimenti (dell’intelligenza artificiale, ndr.) senza valutarne l’esattezza o la pertinenza, rinunciano non solo ad appropriarsi delle idee espresse, ma rischiano di interiorizzare prospettive superficiali o distorte». Come tutte le innovazioni, l’intelligenza artificiale richiede quindi sapienza nelle modalità di utilizzo. Sarebbe un insuccesso se abbassasse le capacità critiche dell’individuo, quando invece può e deve potenziarle.

di Massimiliano Nespola

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