Burocrazia vs innovazione, il ruolo dell’intelligenza artificiale
I dibattiti, i convegni, gli articoli (compreso questo) sull’intelligenza artificiale ci stanno mandando fuori di testa
Burocrazia vs innovazione, il ruolo dell’intelligenza artificiale
I dibattiti, i convegni, gli articoli (compreso questo) sull’intelligenza artificiale ci stanno mandando fuori di testa
Burocrazia vs innovazione, il ruolo dell’intelligenza artificiale
I dibattiti, i convegni, gli articoli (compreso questo) sull’intelligenza artificiale ci stanno mandando fuori di testa
L’intelligenza artificiale – IA in italiano, AI in inglese: scegliete voi – ci sta mandando fuori di testa. Anzi, diciamo meglio: i dibattiti, i convegni, gli articoli (compreso questo) sull’intelligenza artificiale ci stanno mandando fuori di testa. Sembra che non ci sia altro problema al mondo se non capire come, quando e perché AI ci sostituirà in tutto, se ci sostituirà in tutto: non solo nel fare ma anche nel pensare. E alla fine le cose andranno come sempre sono andate: ci saranno cambiamenti, esperienze nuove, problemi nuovi e il mondo che nascerà si adeguerà.
Nihil sub sole novum, secondo l’Ecclesiaste che già aveva la sua giusta dose di intelligenza artificiale ispirata dall’Altissimo
Nihil sub sole novum, secondo l’Ecclesiaste che già aveva la sua giusta dose di intelligenza artificiale ispirata dall’Altissimo. Compreso il fatto enorme – sì, enorme – che la perenne innovazione tecnologica non è né italiana né europea ma americana e cinese e noi ne subiamo le conseguenze e non ne anticipiamo mai i risultati che sono altre innovazioni. Perché? Perché da noi – limitiamoci ai campi della scuola, dell’università e delle professioni che sono tra loro particolarmente interconnessi e costituiscono una parte non piccola della nostra società – la burocrazia prevale sulla cultura, la carriera prevale sul sapere, l’ordinamento prevale sul lavoro.
L’AI si nutre dei dati che noi stessi le consegniamo
L’intelligenza artificiale si nutre dei dati che noi stessi le consegniamo. Ci è utile nella mobilità, nella produzione, nella comunicazione, nella medicina, nella difesa, nella guerra e nella pace ma quando tocchiamo il tasto dell’educazione, della ricerca e del lavoro ci irrigidiamo e abbiamo l’assurda pretesa di subordinare le tecnologie alle consulenze, ai crediti, ai dipartimenti, ai consigli, alle iscrizioni e a tutto un mondo di carta che sembra essere – e lo è – il sistema aristotelico-tolemaico al cospetto della rivoluzione scientifica di Copernico, Galilei e Newton. Nell’intelligenza artificiale vediamo solo minacce invece di cercarvi risorse e opportunità, perché il problema che avvertiamo a pelle – prim’ancora che consapevolmente – è quello di tenere in piedi una casa che vien giù o di stare a galla con una barca che imbarca acqua da tutte le parti.
Diciamolo con chiarezza: il nostro sistema dell’istruzione e della ricerca – dal diploma di licenza media fino alla laurea e alle specializzazioni e alle abilitazioni e agli ordini professionali – non sta più in piedi. I saperi intorno ai quali sono costruite in Italia la scuola, l’università e le professioni sono sostituiti dalle tecnologie che superano di anni luce i diplomi, le lauree, le abilitazioni e la contraddittoria pretesa di generare educazione, sapere, professionalità dalle carte certificate. Piaccia o no le cose stanno così. Piaccia o no al governo, alle opposizioni, alla destra, alla sinistra, ai conservatori, ai progressisti e a tutto il cortile di casa nostra.
La domanda se l’intelligenza artificiale sostituirà il nostro pensiero o la nostra ricerca è già superata dai fatti
Noi viviamo in un mondo che male si regge sull’assurdità di far corrispondere ai finti curricula reali mansioni e professionalità che presuppongono effettive preparazioni e insostituibili esperienze. Di fronte a queste insensatezze, che hanno mezzo secolo di vita, sbagliamo non soltanto le risposte ma anche le domande. La domanda se l’intelligenza artificiale sostituirà il nostro pensiero o la nostra ricerca è infatti già superata dai fatti perché il nostro sistema scolastico, accademico e professionale ha già rinunciato all’origine alla libertà educativa, alla libertà creativa, alla libertà professionale che sono le uniche e vere esperienze – che per fortuna recuperiamo nella vita intima e privata – che danno senso alla stessa computazione dell’intelligenza artificiale e la usano.
Esiste da qualche parte una classe dirigente, capace di trasformarsi in forza parlamentare, che sia in grado di porre il problema, di illustrarlo e di condurlo a soluzione nell’interesse di tutti, soprattutto di chi avrà sempre meno opportunità e meno risorse e meno libertà con l’attuale vecchio sistema iperstatalista? Chiedete all’intelligenza artificiale.
di Giancristiano Desiderio
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