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ChatGpt senza limiti

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Largo al factotum o alla nuova versione di ChatGpt. Che si permette di farti la spesa online, organizzarti l’agenda e perfino il pacchetto completo – vestito, hotel, itinerario – per un matrimonio

ChatGpt

ChatGpt senza limiti

Largo al factotum o alla nuova versione di ChatGpt. Che si permette di farti la spesa online, organizzarti l’agenda e perfino il pacchetto completo – vestito, hotel, itinerario – per un matrimonio

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ChatGpt senza limiti

Largo al factotum o alla nuova versione di ChatGpt. Che si permette di farti la spesa online, organizzarti l’agenda e perfino il pacchetto completo – vestito, hotel, itinerario – per un matrimonio

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Largo al factotum o alla nuova versione di ChatGpt. Che si permette di farti la spesa online, organizzarti l’agenda e perfino il pacchetto completo – vestito, hotel, itinerario – per un matrimonio. Insomma: rilassati e lascia fare all’intelligenza artificiale. Almeno questo è il baldanzoso messaggio di OpenAI, il laboratorio di ricerca fondato da Elon Musk e Sam Altman che da quasi tre anni continua a sviluppare il chatbot, affidandogli sempre maggiore autonomia. «ChatGpt ora pensa e agisce, scegliendo in modo proattivo da una casella degli strumenti di abilità agentiche per completare le attività per conto tuo, utilizzando il sistema in cui è integrato». Totale euforia robotica. E pazienza se le suddette abilità implicano conseguenze a dir poco inquietanti.

Come funziona esattamente il salto di qualità? Combinando i già rivoluzionari ingredienti elaborati da OpenAI, in particolare Operator e Deep Research: il primo è una sorta di browser basato sull’intelligenza artificiale capace di navigare al posto dell’utente, mentre il secondo è un modello avanzato di analisi e classificazione dei dati. Gli addetti ai lavori hanno così integrato i due strumenti all’interno di ChatGpt, allargando in unmodo senza precedenti il suo raggio d’azione. Se finora infatti il software aveva bisogno di input ripetuti e ogni volta diversi per soddisfare le richieste del fruitore umano, da oggi basta un singolo segnale. E in mancanza di contrordini, funzionerà all’infinito. «ChatGpt ora può lavorare per te utilizzando il proprio sistema e gestendo attività complesse dall’inizio alla fine» si legge nel comunicato aziendale. Da qui vengono illustrati esempi canonici come «Controlla il mio calendario sui prossimi incontri con i clienti in base alle ultime notizie», «Pianifica e acquista gli ingredienti per preparare una colazione giapponese per quattro persone» e «Analizza i miei concorrenti sul mercato e crea una presentazione» (Excel, Power Point: quale programma affidare al chatbot è l’ultimo dei problemi).

Un incubo spacciato per sogno. Perché la delega più totale che contraddistingue questa “modalità agente” presuppone livelli d’iniziativa e indipendenza finora inimmaginabili. ChatGpt sostiene che «hai sempre il controllo tu: puoi facilmente intervenire prendendo il controllo del browser o interrompendo l’attività in qualunque momento». O meglio, quando la frittata è fatta: pensate se un giorno vi arriva un avviso di frode con carta di credito per una spesa effettuata dal chatbot tempo addietro, in preda all’esuberanza esecutiva. O se un ordine ai vostri occhi innocuo comporta la diffusione di dati sensibili («Prenotami una visita dal medico» e tanti auguri al paziente). Tecnicamente il nuovo modello è addestrato per rifiutare “operazioni ad alto rischio”, come i bonifici bancari. Ma in questo senso, perfino i vertici di OpenAI predicano prudenza: «Si tratta di un’innovazione pionieristica e sperimentale, una sfida per il futuro, ma fino a quando non saremo completamente certi dei possibili effetti collaterali non la utilizzerei per situazioni azzardate o che richiedono informazioni personali» ha detto Altman.

Al di là dei problemi di sicurezza, c’è poi una profonda questione etica. Dapprima ChatGpt rispondeva alle tue domande, faceva le ricerche o scriveva un testo per te. Ora pensa, agisce e lavora: un genietto in fieri, in altre parole, che al contempo porta alla progressiva rottamazione delle attività umane. Impigrendo l’intelletto, atrofizzando il pensiero critico e pian piano anche la sfera emotiva. Fino al giorno in cui a ChatGpt non verrà chiesto di vivere al posto nostro. Viene in mente allora il lontano monito disneyano de “L’apprendista stregone” (Fantasia, 1940): Topolino che indossa il cappello fatato, fa sgobbare le scope in sua vece e si ritrova travolto da una magia perentoria e fuori controllo. Il cortometraggio ha un lieto fine. Solo che nella realtà non esiste il salvifico grande maestro che apre le acque, scongiura il disastro e rifila una randellata a Topolino. Quella però ce la meriteremmo già.

di Francesco Gottardi

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