Facebook censura l’arte. Oscurata la scultura in marmo dell’artista Jago
Seni scolpiti e profili bloccati. E la scure della censura che si abbatte sull’arte, con la legge insindacabile dell’algoritmo che colpisce ancora e mortifica la creatività. Facebook oscura la scultura in marmo dell’artista Jago
Facebook censura l’arte. Oscurata la scultura in marmo dell’artista Jago
Seni scolpiti e profili bloccati. E la scure della censura che si abbatte sull’arte, con la legge insindacabile dell’algoritmo che colpisce ancora e mortifica la creatività. Facebook oscura la scultura in marmo dell’artista Jago
Facebook censura l’arte. Oscurata la scultura in marmo dell’artista Jago
Seni scolpiti e profili bloccati. E la scure della censura che si abbatte sull’arte, con la legge insindacabile dell’algoritmo che colpisce ancora e mortifica la creatività. Facebook oscura la scultura in marmo dell’artista Jago
Seni scolpiti e profili bloccati. E la scure della censura che si abbatte sull’arte, con la legge insindacabile dell’algoritmo che colpisce ancora e mortifica la creatività. Stavolta tocca a Jago, alias Jacopo Cardillo, 37enne scultore da Frosinone, considerato un mago del marmo che mette gli strumenti comunicativi digitali al servizio della sua produzione, contando centinaia di migliaia di follower sui suoi profili social per un innovativo intreccio di tradizione e tecnologia. Forse anche troppo (ma dipende dai punti di vista) per Meta, che ha bandito su Facebook l’ultima opera di Jago, la David, scultura ispirata all’opera di Michelangelo, che per due anni ha accompagnato il giro del mondo dell’Amerigo Vespucci e che il 3 settembre sarà esposta al teatro antico di Taormina.
Le immagini di nudo – i seni esposti sulla scultura – hanno portato Meta a prendere tale decisione
Le immagini di nudo – i seni esposti sulla scultura – hanno portato alla decisione di Meta di limitare la diffusione non solo dei contenuti di Jago, ma anche dello stesso account, al momento non visibile a chi non è già tra i follower dell’artista. Un colpo all’immagine dello scultore-star sui social, che attraverso la scultura David intende riflettere sulla forza e la fragilità, sul corpo come simbolo e linguaggio. E che vede uno dei suoi lavori più iconici, “Look Down”, con la rappresentazione di un neonato rannicchiato a terra, esposto nel cortile d’onore della Camera dei Deputati. Senza dimenticare che da due anni ha inaugurato il proprio museo tra i vicoli del rione Sanità di Napoli. All’interno della chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi.
Jago: “Non è la prima volta che accade”
Così lo scultore ha commentato a “La Ragione” la censura imposta da Meta per il suo ultimo lavoro: “Non è la prima volta che accade e, in particolare per l’opera David, la situazione si ripete. Nonostante richiediamo sempre una verifica del contenuto, perché siamo certi che rispetti pienamente le linee guida, ecco che la censura viene puntualmente confermata, portando addirittura all’oscuramento del canale ai non follower. E a costringerci, di fatto, alla rimozione dei post”. Secondo Jago, si è messo in moto “un meccanismo che penalizza profondamente il nostro lavoro di comunicazione in un ambito puramente culturale. Rivolto a tutti, soprattutto ai più giovani. Alcuni mi suggeriscono che il motivo della censura non sia la nudità della David, ma il titolo stesso. Personalmente non voglio crederci: preferisco pensare che l’immagine sia stata realizzata talmente bene da sembrare reale”.
La questione, onestamente, sembra davvero surreale. Sui social network (anche su Facebook) circolano immagini che poco lasciano all’immaginazione (per non parlare di hate speech e cyberbullismo). Mentre vengono colpiti profili e contenuti sociali di diversi artisti. Viene da chiedersi con quali criteri e competenze e dove sia il confine tra bello e osceno. C’è stata censura in passato anche all’Accademia delle Belle Arti di Parigi. Ma anche ad alcune opere di Rubens, tra cui il celebre Trittico della Deposizione dalla Croce. L’algoritmo era arrivato a oscurare persino l’immagine della Sirenetta di Copenaghen, simbolo della capitale danese. Questo fenomeno ha portato anche a reazioni provocatorie da parte di istituzioni come i musei di Vienna (la città di Klimt e Schiele), che hanno aperto un account su OnlyFans per promuovere liberamente le loro opere, protestando così per la rimozione dai social media di alcuni contenuti riguardanti le opere di Amedeo Modigliani.
di Nicola Sellitti
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