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Il fascino dello Spazio

Il fascino dello Spazio

Parità di genere e anziani come massima fonte di saggezza sono state le prime vere frontiere nella storia delle missioni spaziali. Lo Spazio come fonte di ispirazione
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Parità di genere e anziani come massima fonte di saggezza sono state le prime vere frontiere nella storia delle missioni spaziali. Lo Spazio come fonte di ispirazione
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Parità di genere e anziani come massima fonte di saggezza sono state le prime vere frontiere nella storia delle missioni spaziali. Lo Spazio come fonte di ispirazione
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Parità di genere e anziani come massima fonte di saggezza sono state le prime vere frontiere nella storia delle missioni spaziali. Lo Spazio come fonte di ispirazione
Intere generazioni sono state sedotte dalle nuove frontiere esplorate dalla flotta della Federazione Unita dei Pianeti di “Star Trek” – con la sua astronave Enterprise – e dalla straordinaria vitalità della Galassia di “Star Wars” abitata da umanoidi, droidi e robot coinvolti nella lotta fra il lato oscuro e il lato chiaro della Forza, il campo energetico mistico. Era la fantascienza della seconda metà degli anni Sessanta che, insieme alle precedenti narrazioni di Asimov, risultava straordinariamente attrattiva, coniugando spirito esplorativo, nuove sfide e spinte emotive in un ambiente spaziale straordinariamente operativo e veloce in cui gli umani erano perfettamente integrati e manifestavano una sicura gestione delle risorse spaziali. Che dire poi della presenza femminile? Donne forti, determinate, competitive, determinanti nei loro ruoli dirigenziali al pari dei corrispettivi maschili, estremamente affascinanti, intriganti nello smuovere le corde emozionali. È del 1968 il primo bacio interrazziale fra il capitano Kirk e il tenente Uhura, ufficiale responsabile delle comunicazioni dell’astronave Enterprise in “Star Trek”. La fantascienza presupponeva parità di genere e razza, oltre a raffigurare gli anziani come massima fonte di saggezza: sono state queste le prime vere frontiere nella storia delle missioni spaziali. Ne è estrema sintesi la vicenda di Wally Funk che intraprese negli anni Sessanta l’addestramento spaziale e – sebbene idonea – non partì per la missione (al contrario delle colleghe sovietiche), ma si riscattò nel 2021: a 82 anni suonati diventò la donna più anziana ad aver mai viaggiato nello spazio grazie alla prima missione ‘privata’ di questo tipo, organizzata dalla Blue Origin di Jeff Bezos.
Sono temi estremamente attuali: la necessità di acquisire nuove fonti energetiche, l’utilizzo della robotica e delle tecnologie spaziali per aiutare l’uomo, soddisfarne le necessità nei lavori a rischio e superare cambiamenti climatici irreversibili; la commercializzazione delle tecnologie sviluppate per l’esplorazione spaziale e lo sfruttamento dei benefici derivanti; la regolamentazione delle operazioni spaziali e della nuova corsa allo spazio (la cosiddetta Space law), unita allo sviluppo globale della Space economy. In quest’ultima rientra la stessa Luna – da cui tutto è iniziato – coagulando diverse piccole società attive nelle tecnologie spaziali d’avanguardia che ci riporteranno quest’anno a guardarla da vicino, potendola realisticamente toccare verso il 2028. Guardare e toccare la Luna – forse in modo ancor più forte rispetto alla visione della Terra dallo Spazio – provoca negli astronauti un cambiamento emotivo complesso e irreversibile, spostando inevitabilmente il modo di pensare alla vita senza vincoli terrestri, come descrive il filosofo spaziale Frank White nel suo “The Overview Effect”. «Il limite delle parole umane che non riescono a restituire la visione della Terra sullo sfondo dell’Universo» e «il senso del passare del tempo che esiste solo connesso alla Terra» sono leve emotive non trascurabili e principali propulsori della spinta evolutiva dell’uomo, anche al rientro dalla missione. Il James Webb Space Telescope (consacrato da “Science” fra le scoperte scientifiche maggiori del 2022) ci dona immagini incredibili, ad alto impatto emotivo. Saranno queste a ispirarci perché il nostro vivere terrestre non spenga “Il Piccolo Principe” che Antoine de Saint -Exupéry ha descritto in noi. Di Simona Ferraro

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